Oggi Il Sole 24 ore torna a parlare delle massicce operazioni di buy-back che i gruppi bancari italiani stanno attuando sul mercato. Ne avevo accennato qui, rimarcando l'effetto positivo sugli utili da plusvalenze a fronte di un'uscita di cassa inferiore al valore di libro delle passività ritirate. L'uscita di cassa sarebbe finanziata per buona parte dai prestiti LTRO a tre anni, tasso 1%, che la BCE ha lanciato nel dicembre 2011 e che riproporrà per importi (si prevede) superiori a fine febbraio.
Un incrocio interessante di mezzi e fini: uno strumento di rifinanziamento come le LTRO (descritte in questo documento BCE del 2004) sostengono la raccolta e la liquidità delle banche. Allo stesso tempo, diventano anche uno strumento di ricomposizione del passivo che ha un impatto economico molto robusto, fatto di una componente immediata (gli utili da ritiro di passività a prezzo sotto il nominale) e ricorrente (l'abbattimento del tasso di funding a un livello di molto inferiore ai tassi gravati dai premi al rischio paese). Tutto questo contribuisce al rafforzamento patrimoniale delle banche beneficiarie.
Che la cura ricostituente porti alla guarigione non è automatico. Dipende da quello che accadrà sui fronti collegati della recessione e della crisi del debito pubblico, e dal buon uso che le banche faranno della benzina messa in serbatoio in questi colossali pit-stop.
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