A distanza di pochi giorni sono usciti il Global Financial Stability Report del Fondo monetario e il Rapporto sulla stabilità finanziaria n.3 della Banca d'Italia. Ne consiglio la lettura.
Il rapporto del FMI è molto accessibile, pieno di grafici geniali. Questo numero parla approfonditamente dell'Europa, ovvero della doppia minaccia del debito sovrano e del deleveraging delle banche (e conseguente credit crunch). L'Italia è un osservato speciale in questo contesto, sebbene presenti numeri che non sfigurano vicino a quelli della Francia, e molto migliori dei paesi periferici.
Il rapporto della Banca d'Italia è pure molto ben fatto, più accademico nello stile. Segnala condizioni di offerta di credito più distese da inizio 2012; finalmente, il flusso di sofferenze dovrebbe rallentare nella seconda metà dell'anno. Ecco tre grafici molto interessanti al riguardo (cliccarci sopra per ingrandirli):
Come si può osservare dall'ultimo grafico, il tasso di ingresso in sofferenza delle imprese è risalito da fine 2011; il precedente Rapporto lo prospettava (vedi linea rossa tratteggiata) in diminuzione.
Sul fronte dell'adeguatezza patrimoniale della redditività bancaria, la sintesi del rapporto conclude così:
Un'ultima osservazione: entrambi i rapporti utilizzano fonti informative "di mercato" (Bloomberg, Thomson Reuters, Moody's KMV). Se in passato gli studi delle istituzioni monetarie ufficiali si basavano su fonti statistiche proprie, o comunque pubbliche, relative ad aggregati macroeconomici e creditizi relativamente statici, oggi si fa largo uso di griglie, curve di prezzi di mercato che proiettano le attese degli operatori. Gli stessi interventi delle banche centrali e degli emittenti di debito pubblico sono così complessi che si possono leggere soltanto con informazioni ottenute dalle banche globali e dai mercati dei derivati. Fidarsi è bene, ma ...
Il rapporto del FMI è molto accessibile, pieno di grafici geniali. Questo numero parla approfonditamente dell'Europa, ovvero della doppia minaccia del debito sovrano e del deleveraging delle banche (e conseguente credit crunch). L'Italia è un osservato speciale in questo contesto, sebbene presenti numeri che non sfigurano vicino a quelli della Francia, e molto migliori dei paesi periferici.
Il rapporto della Banca d'Italia è pure molto ben fatto, più accademico nello stile. Segnala condizioni di offerta di credito più distese da inizio 2012; finalmente, il flusso di sofferenze dovrebbe rallentare nella seconda metà dell'anno. Ecco tre grafici molto interessanti al riguardo (cliccarci sopra per ingrandirli):
Il tasso di ingresso in sofferenza delle imprese rimane alto, ed è ulteriormente cresciuto negli ultimi mesi 2011. Non ha raggiunto i picchi segnati nelle crisi del '93 e del '96.
Come si può osservare dall'ultimo grafico, il tasso di ingresso in sofferenza delle imprese è risalito da fine 2011; il precedente Rapporto lo prospettava (vedi linea rossa tratteggiata) in diminuzione.
Sul fronte dell'adeguatezza patrimoniale della redditività bancaria, la sintesi del rapporto conclude così:
Il rafforzamento patrimoniale sta proseguendo nell'ambito dell'iniziativa della European Banking Authority, tenendo conto dell'esigenza di non limitare il credito all'economia.Le due pubblicazioni prospettano scenari multipli nel cammino verso una ritrovata stabilità (il FMI parla di quest for lasting stability). Lo scenario di riequilibrio richiede terapie coraggiose, e di lunga durata, per sanare gli squilibri macroeconomici e finanziari senza strozzare la crescita. Lo scenario di ricaduta farebbe scivolare molte economie (e sistemi finanziari) verso una terra incognita.
[...] Le prospettive della redditività bancaria rimangono incerte. Essa trova parziale sostegno nelle più distese condizioni di raccolta; il rallentamento produttivo, se protratto, potrebbe tuttavia frenare gli impieghi e prolungare il deterioramento della qualità degli attivi. Oltre il breve termine, le banche devono proseguire l'azione volta a conseguire ulteriori, rilevanti guadagni di efficienza.
Un'ultima osservazione: entrambi i rapporti utilizzano fonti informative "di mercato" (Bloomberg, Thomson Reuters, Moody's KMV). Se in passato gli studi delle istituzioni monetarie ufficiali si basavano su fonti statistiche proprie, o comunque pubbliche, relative ad aggregati macroeconomici e creditizi relativamente statici, oggi si fa largo uso di griglie, curve di prezzi di mercato che proiettano le attese degli operatori. Gli stessi interventi delle banche centrali e degli emittenti di debito pubblico sono così complessi che si possono leggere soltanto con informazioni ottenute dalle banche globali e dai mercati dei derivati. Fidarsi è bene, ma ...
Nessun commento:
Posta un commento