Povero assessore Castiglione! Il vice-Presidente della Regione Abruzzo, dopo aver combattuto per aggiornare le norme sul sostegno ai confidi (vedi ultimo di una serie di post), deve fronteggiare il parere negativo dell'Autorità garante per la concorrenza e il mercato sulle “Disposizioni di attuazione per la concessione dei contributi in conto interessi e per integrazione dei fondi rischi”, approvate con delibera della Giunta Regionale Abruzzo n. 947 del 29 dicembre 2011 (le trovate su questo Bollettino ufficiale della Regione a pag. 9). Il parere dell'AGCM lo trovate a pag. 55 di questo Bollettino.
L'AGCM si era già pronunciata nel 2010 (vedi post) contro l'affidamento diretto ai confidi di fondi pubblici. Il nuovo pronunciamento in materia è stato sollecitato dalla segnalazione di un gruppo di piccoli confidi abruzzesi, come riferisce questa news e l'allegato comunicato stampa di Confcommercio regionale:
L'AGCM si era già pronunciata nel 2010 (vedi post) contro l'affidamento diretto ai confidi di fondi pubblici. Il nuovo pronunciamento in materia è stato sollecitato dalla segnalazione di un gruppo di piccoli confidi abruzzesi, come riferisce questa news e l'allegato comunicato stampa di Confcommercio regionale:
Con tale parere l’Autorità Garante ha pienamente accolto la segnalazione amministrativa formulata dall’Avv. Vanna Pizzi, la quale ha rappresentato le giuste ragioni di vari Confidi presenti nel territorio abruzzese a lei rivoltisi al fine di ottenere giustizia. Tra i Confidi promotori del procedimento si annoverano: Assoconfidi Imprese, Coop. Artigiana di Garanzia Citta’ di Avezzano e Prov., Cooperfidi Abruzzo, Consorzio di Garanzia collettiva Fidi Finart, Libera Cooperativa di Garanzia dell’Aquila, Confidi credito e sviluppo Ortona (CH), Coop Garanzia Fidi comm. e turismo prov. Pescara, AscomFidi Sulmona S.C.p.A.; Confidi Finascom L’Aquila, Coop Artigiana di Garanzia Citta’ di Teramo e Prov., Edilconfidi l’Aquila.
L'Autorità contesta i seguenti requisiti di ammissione dei confidi previsti dalle Disposizioni attuative:
Che dire sulla vicenda? Da un lato non posso negare che alcuni dei criteri contestati nel parere AGCM privilegiano palesemente alcuni confidi con sede in Regione, a scapito di altri abruzzesi (più piccoli) e di quelli extra-regione. Se la Regione emenderà la normativa nel senso indicato dall'Autorità, potrebbe aprirsi un varco per l'ingresso in Regione di confidi da territori confinanti o di mega-confidi nazionali. Sarebbe un boomerang per i confidi che hanno sollevato la questione.
Come ho osservato pochi giorni fa per un'altra questione tra confidi valdostani finita in contenzioso amministrativo, la litigiosità endemica è un piaga per i confidi. Capisco le ragioni dei piccoli confidi, ma sono convinto che la difesa dell'esistente è anacronistica. Il settore deve cambiare. Sta chiedendo (e ottenendo) risorse. Ma al suo interno deve prendere forma un disegno di cambiamento, articolato e pluralista quanto si vuole, ma con un senso, con degli obiettivi comuni rispondenti ad interessi generali delle imprese. Invece è una continua serie di scaramucce tra portatori di interessi particolari. Con enormi differenze tra regioni: in Liguria, in Trentino, in Emilia-Romagna (cito solo alcuni esempi) le Regioni sostengono preferenzialmente (direi esclusivamente) i confidi con sede nel territorio, e nessuno ha finora fatto valere le sue eccezioni al riguardo. In alcuni casi le Amministrazioni regionali hanno (in contropartita) "incoraggiato" le fusioni con energie. Non in tutti. Altre regioni (o Camere di commercio) che si muovevano sulla stessa linea sono state chiamate in causa di fronte al TAR o all'AGCM. Tot autoritates tot sententiae.
Nel merito non si va mai oltre le questioni di principio (sacrosante, ma astratte): mai che si arrivi valutare i costi/benefici delle diverse politiche. Ne vedremmo delle belle. Tra i paladini della libertà di stabilimento e delle economie di scala, così come tra i difensori del localismo e del radicamento nel territorio, qualcuno si prenderebbe dei sonori sberloni, cifre alla mano.
Ne vien fuori una grande confusione. In alcune regioni provvedimenti urgenti anti-crisi si sono bloccati. Le iniziative per creare piattaforme comuni cofinanziate da Stato e Regioni si bloccano (ci sta riuscendo il Sistema camerale). Ma che sarà degli interventi di rafforzamento (o di salvataggio) che per loro natura aiutano o privilegiano alcuni a scapito di altri, i 107 a scapito dei 106, i confidi messi in ginocchio da banche disinvolte a scapito di quelli meno "condizionati"?
Pensiamo agli interventi camerali nel patrimonio di cui parlavo qui ieri: che putiferio si scatenerà, in questo clima?
PS 13/4: L'assessore Castiglione (sopra menzionato) ha commentato serenamente le osservazioni dell'AGCM, come riporta questa news ASCA. Ha già preso i contatti per ottenere un'audizione presso l'Autorità e spiegare le scelte prese nella Legge regionale e nelle disposizioni attuative. Ha peraltro riscontrato che l'AGCM "ha posto l'accento su alcuni punti che metterebbero in seria difficoltà i nostri confidi, come l'eliminazione del vincolo territoriale, del numero minimo delle aziende socie dei consorzi e del vincolo storico di tre anni per il volume di attività". Su quei punti contestati le Disposizioni attuative dovrebbero essere disapplicate, a meno che la Regione riesca a far cambiare parere all'AGCM.
PS 14/4: Qui il comunicato nel quale Confindustria Pescara esprime rammarico per il parere AGCM, difendendo la riforma regionale e la priorità data ai confidi che sono già 107 o hanno i numeri per diventarlo nel tempo.
- volume minimo di operatività alla data del 31 dicembre 2005, che costituisce una barriera all’entrata insormontabile per un nuovo Confidi che volesse iniziare ad operare in Abruzzo;
- numero di imprese minime, che risulta del tutto arbitrario e impone un’aggregazione tra confidi non dettata da ragioni di efficienza o di sfruttamento di economie di scala;
- sede legale in Abruzzo, che penalizza i confidi con un’operatività a livello sovraregionale e, inoltre, non è compatibile con i principi di libertà di stabilimento e circolazione dei servizi. Il vincolo, inoltre, non risulta giustificato dalla necessità che i contributi regionali vengano veicolati ad imprese del territorio, dovendosi distinguere la sede dei Confidi dalla sede territoriale delle imprese beneficiarie delle garanzie oggetto di contributi regionali;
- requisiti patrimoniali [che penso siano di volume di attività] storici, che si riferiscono all’attività esercitata negli anni precedenti;
- corresponsione maggiore di contributi a favore dei confidi aventi una maggiore anzianità operativa. Gli indici basati sul numero di anni di attività, infatti, sono meramente arbitrari e non rispondono ad alcuna esigenza di efficienza né garantiscono un’allocazione delle risorse pubbliche basate sul merito o sulle dimensioni del Confidi, ma si limitano a favorire le imprese preesistenti.
l’Autorità rileva come la delibera oggetto del presente parere sia basata su una normativa che risulta in contrasto con i principi fondamentali della disciplina comunitaria e, in quanto tale, è disapplicabile. Pertanto, l’Autorità invita la Giunta Regionale Abruzzo, sulla quale grava l’obbligo di disapplicazione, a porre in essere le misure ritenute più opportune e adeguate a ripristinare corrette dinamiche concorrenziali rispetto all’attività di concessione dei contributi di garanzia fidi.La Regione quindi dovrebbe attuare iniziative per emendare la legge e/o le disposizioni attuative entro 60 giorni. Se non lo farà, l'AGCM potrà presentare ricorso entro i successivi 30 giorni.
Che dire sulla vicenda? Da un lato non posso negare che alcuni dei criteri contestati nel parere AGCM privilegiano palesemente alcuni confidi con sede in Regione, a scapito di altri abruzzesi (più piccoli) e di quelli extra-regione. Se la Regione emenderà la normativa nel senso indicato dall'Autorità, potrebbe aprirsi un varco per l'ingresso in Regione di confidi da territori confinanti o di mega-confidi nazionali. Sarebbe un boomerang per i confidi che hanno sollevato la questione.
Come ho osservato pochi giorni fa per un'altra questione tra confidi valdostani finita in contenzioso amministrativo, la litigiosità endemica è un piaga per i confidi. Capisco le ragioni dei piccoli confidi, ma sono convinto che la difesa dell'esistente è anacronistica. Il settore deve cambiare. Sta chiedendo (e ottenendo) risorse. Ma al suo interno deve prendere forma un disegno di cambiamento, articolato e pluralista quanto si vuole, ma con un senso, con degli obiettivi comuni rispondenti ad interessi generali delle imprese. Invece è una continua serie di scaramucce tra portatori di interessi particolari. Con enormi differenze tra regioni: in Liguria, in Trentino, in Emilia-Romagna (cito solo alcuni esempi) le Regioni sostengono preferenzialmente (direi esclusivamente) i confidi con sede nel territorio, e nessuno ha finora fatto valere le sue eccezioni al riguardo. In alcuni casi le Amministrazioni regionali hanno (in contropartita) "incoraggiato" le fusioni con energie. Non in tutti. Altre regioni (o Camere di commercio) che si muovevano sulla stessa linea sono state chiamate in causa di fronte al TAR o all'AGCM. Tot autoritates tot sententiae.
Nel merito non si va mai oltre le questioni di principio (sacrosante, ma astratte): mai che si arrivi valutare i costi/benefici delle diverse politiche. Ne vedremmo delle belle. Tra i paladini della libertà di stabilimento e delle economie di scala, così come tra i difensori del localismo e del radicamento nel territorio, qualcuno si prenderebbe dei sonori sberloni, cifre alla mano.
Ne vien fuori una grande confusione. In alcune regioni provvedimenti urgenti anti-crisi si sono bloccati. Le iniziative per creare piattaforme comuni cofinanziate da Stato e Regioni si bloccano (ci sta riuscendo il Sistema camerale). Ma che sarà degli interventi di rafforzamento (o di salvataggio) che per loro natura aiutano o privilegiano alcuni a scapito di altri, i 107 a scapito dei 106, i confidi messi in ginocchio da banche disinvolte a scapito di quelli meno "condizionati"?
Pensiamo agli interventi camerali nel patrimonio di cui parlavo qui ieri: che putiferio si scatenerà, in questo clima?
PS 13/4: L'assessore Castiglione (sopra menzionato) ha commentato serenamente le osservazioni dell'AGCM, come riporta questa news ASCA. Ha già preso i contatti per ottenere un'audizione presso l'Autorità e spiegare le scelte prese nella Legge regionale e nelle disposizioni attuative. Ha peraltro riscontrato che l'AGCM "ha posto l'accento su alcuni punti che metterebbero in seria difficoltà i nostri confidi, come l'eliminazione del vincolo territoriale, del numero minimo delle aziende socie dei consorzi e del vincolo storico di tre anni per il volume di attività". Su quei punti contestati le Disposizioni attuative dovrebbero essere disapplicate, a meno che la Regione riesca a far cambiare parere all'AGCM.
PS 14/4: Qui il comunicato nel quale Confindustria Pescara esprime rammarico per il parere AGCM, difendendo la riforma regionale e la priorità data ai confidi che sono già 107 o hanno i numeri per diventarlo nel tempo.
10 commenti:
La normatica comunitaria e nazionale di settore non poteva che portare a queste ineludibili conclusioni dell'AGCM. Sul merito della questione, in altre regioni, si è già formata una giurisprudenza omogenea espressa sia da alcuni TAR e sia dal Consiglio di Stato.
La giurisprudenza è "tendenzialmente" omogenea. Noto che in alcune regioni dove vigono regole "preferenziali" verso i confidi locali non sono state esperite azioni amministrative (o forse sì, sta di fatto che non ci sono sentenze avverse a tali regole, che continuano ad essere applicate).
Il problema è questo; non si possono riservare gli aiuti ai Confidi locali ma alle imprese locali. Come si può fare questo se non si possono ricapitalizzare i Confidi,locali e non, perché c'è il rischio di sovvenzionare attività di imprese estranee al territorio e non si possono stanziare fondi destinati perché non eligibili? Con quale metodo aiutare le imprese? Io la soluzione la indico da sempre : contributi in conto interessi amministrati dai Confidi. Quali altre soluzioni ci sono?
Leggo oggi sul Corriere della Sera che il Governo si sta orientando per una abolizione di tutti gli attuali incentivi statali per concentrarsi su incentivi automatici alla ricerca.
@Sapio: 1) i contributi in conto interessi sono un grosso aiuto ai confidi, di fatto serve a remunerare indirettamente il loro servizio di mediazione creditizia; se c'è concorrenza tra confidi può funzionare; i contributi sugli interessi non servono a mobilitare disponibilità aggiuntive di credito, non è detto che servano a farlo le garanzie confidi attuali, ma sul piano teorico hanno questo vantaggio.
2) incentivi automatici alla ricerca? Possono essere interessanti per alcune aziende. E se quello che si risparmia dal taglio degli incentivi a pioggia lo si stanziasse per ridurre le imposte sul reddito d'impresa? Ma si riuscirà a tagliarli?
"le garanzie confidi hanno, sul piano teorico, il vantaggio di mobilitare disponibilità aggiuntive di credito".
Ecco il problema: sul piano teorico. Nella pratica non è vero. E' solo un miraggio economico.
Una illusione, l'illusione della "mosca cocchiera".
Un amico cagliaritano mi informa che da oggi Finsardegna ha l'onore di essere il secondo confidi 107 ad essere sottoposto ad ispezione BdI. In bocca al lupo! Ah, che darei per essere una mosca e poter assistere all'ispezione.
Preghiera agli amici di Finsardegna: al termine dell'ispezione raccontateci tutto. Sarebbe una cosa utile a tutti.
Sapio, fatti invitare da pico in Eurofidi fra qualche settimana....lo spettacolo e' assicurato, se non altro per vedere facce sgomente e terrorizzate. Tra l'altro pico dove e' finito...si sente la mancanza delle sue "fantastiche" esternazioni...dai, "angelo" dei confidi, continua a "facce ride".
per Anonimo: Cosa dovrebbe accadere fra qualche settimana in Eurofidi?
Sì, anonimo, che senso ha la tua esortazione / avvertimento a Pico? Avete avuto qualche dissapore?
Questo per dire che i commenti chiari sono ampiamente preferiti a quelli in stile oracolo di Delfi.
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