Il Consiglio regionale dice sì ad un'azienda unica (ATER) per l'edilizia residenziale, al posto di cinque, per "unificare verso l’alto gli standard dei servizi e verso il basso l’incidenza dei costi" (parole di Daniele Galasso, capogruppo del Pdl). Più no che sì, invece, all'accorpamento in una Fondazione con le Università l’eredità dei due Erdisu (enti per il diritto allo studio). Diventerebbe possibile, se non probabile, unificare le province di Trieste e Gorizia, la proposta però non è ancora ufficializzata. Sì anche all’affidamento non più alle singole Camere di commercio ma a Unioncamere regionale della gestione di fondi e pratiche della legge 4/2005 (competitività delle imprese). Nessun ostacolo all’istituzione di un nuovo Servizio regionale al posto dell’Agenzia del lavoro e un forte impulso a realizzare gli ambiti provinciali del servizio idrico integrato (con la regia delle Province e l’Assemblea dei sindaci), nonché all’ambito regionale unico per la gestione dei rifiuti. Via libera alla riorganizzazione dei Consorzi di bonifica affidandone le funzioni alla loro Associazione.
Bene, perché tanto interesse per le politiche della Regione FVG? Non perché ci ho fatto il militare, ma perché la merger mania comincia a lambire il mondo dei confidi. In uno dei post più visitati (e commentati) della storia di aleablog, Tondo parlava dei confidi come voce di "costo della politica". Secondo Galasso, saranno varati incentivi finanziari per i Confidi che si aggregheranno per iscriversi all’elenco speciale previsto dal testo unico bancario.
In Friuli abbiamo già due "107", Confidimprese Friuli Venezia Giulia e Confidi Friuli. In regione opera Neafidi, che ha incorporato il Confidi Pordenone. Operano anche diversi confidi 106: a fine dicembre 2010, detenevano più del 60% dello stock di garanzie collettive della Regione (prima dell'iscrizione di Confidi Friuli, vedi slide di Antonia Ferraris, Banca d'Italia).
Il piano della Regione FVG segue le politiche di altre amministrazioni (pensiamo alla forte spinta data in Toscana ed Emilia-Romagna all'aggregazione dei confidi dell'artigianato). Dubito che l'apporto di fondi pubblici possa dare le ragioni decisive per aggregarsi. Penso ai molti ostacoli frapposti dai confidi candidati a fondersi in altre realtà a statuto speciale come la Valle d'Aosta e la Provincia di Bolzano. Anche in Trentino abbiamo tre distinti confidi 107, c'è stata un fusione tra industria e terziario, ma è avvenuta in epoca precedente all'obbligo di iscrizione.
Regioni e Province a statuto speciale sono più sensibili al tema della razionalizzazione della spesa, essendo nel mirino della spending review (il ministro Giarda è un fine conoscitore delle vene aurifere della finanza di queste amministrazioni). Preferiscono non farsi trovare con troppi veicoli pubblici e parapubblici alimentati da contribuzioni ricche (rispetto alle regioni ordinarie). Sarebbe come offrire il petto alle pallottole.
Le suddette amministrazioni si mostrano preoccupate anche della crescente pressione dell'opinione pubblica a favore di tagli alla spesa e del riequilibrio dei divari territoriali. Non è soltanto un liberale di scuola austriaca come Oscar Giannino a propugnarla: chi lavora nel settore privato e si confronta per stipendio, sicurezza del posto e pensione con i suoi pari qualifica nel pubblico sta accumulando un risentimento che sfiora i livelli di guardia.
Si ingrossano le file di chi avversa l'ipertrofia del Pubblico. Potrà arrivare presto l'era in cui si vincono le elezioni regionali tagliando posti pubblici, e non promettendoli.
Questo attivismo delle amministrazioni nel riorganizzare, fondere, efficientare è ottimo nelle intenzioni, ma non c'è nessuna garanzia che lo rimanga nella pianificazione e nell'esecuzione.
Creare soggetti aggreganti che funzionano richiede una volontà cristallina, e grande capacità ed energia nell'esecuzione. La qualità dei dirigenti fa la differenza tra una struttura che "unifica verso l’alto gli standard dei servizi e verso il basso l’incidenza dei costi" e un pacco regalo che avvolge con un nastro dorato tante parrocchie autonome che continuano a dettar legge con meccanismi di tipo feudale.
Il principale alleato delle vere riorganizzazioni è la mancanza di quattrini, che si materializza nella scure dei tagli. E' condizione necessaria per passare dal bla bla ai fatti, ma non è condizione sufficiente per usare al meglio i soldi che sono sempre di meno. Potrebbe anche portare al trionfo di nuove cordate politico-amministrative che cavalcano la voglia di rinnovamento perseguendo interessi particolari dietro il paravento della demagogia.
Il rischio di cambiare perché nulla cambi rimane alto. I confidi devono anche loro giocare d'anticipo, e farsi promotori di cambiamenti virtuosi, produttivi di benefici misurabili per i loro soci. Non possono arroccarsi in strutture statiche e inefficienti. L'aggregazione forzata può creare carrozzoni ancora peggiori, che fagocitano i confidi sani (sì, perché girano esposizioni pericolanti che non pesano in egual misura in tutti i confidi, e molte fusioni in realtà sarebbero dei salvataggi). Evitiamo che succeda.
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