Il Bando agevola credito 2012 delle Camera di commercio di Milano stanzia 2 milioni di euro da erogare attraverso i confidi con sede (legale od operativa) nella Provincia. C'è una novità rispetto alle edizioni precedenti: possono presentare domanda soltanto confidi 107, o 106 che intendono presentare domanda di iscrizione all'elenco speciale entro il 2012, sia direttamente, sia per il tramite di un "veicolo" compartecipato. Ecco i requisiti specificati nell'art.8 del regolamento del Bando:
I fondi sono stanziati su quattro interventi: programmi di investimenti produttivi; operazioni di patrimonializzazione aziendale; sostegno alla liquidità aziendale; operazioni a sostegno dell'internazionalizzazione d'impresa.
La riserva a favore dei confidi 107 introduce un premio a favore delle strutture vigilate dalla Banca d'Italia. Il tema del favor da riconoscere ai 107 piuttosto che ai 106 resta caldo, non tanto in Lombardia quanto nelle Regioni dove i secondi sono ancora numerosi e agguerriti. Ne avevamo discusso prendendo spunto dall'opinione espressa da Baldinelli (Banca d'Italia) al convegno ARIME, a favore del favor. Qualche giorno dopo si è riaccesa la polemica in Veneto e in Abruzzo.
La mia opinione in materia sta evolvendo. Avevo gridato "Evviva!" al ridisegno del sistema confidi ex decreto 141/2010. Mi piaceva che restasse spazio per i confidi minori, a condizione che questi evolvessero sotto la supervisione di un Organismo gestore indipendente e qualificato. Di qui la mia proposta (aprile 2011) di alzare la soglia per l'iscrizione all'elenco speciale (o al nuovo albo), per ampliare e rivitalizzare il comparto dei "minori".
Nei mesi che sono seguiti il sistema confidi è cresciuto nella componente 107, mentre sui "minori" è difficile dire che cosa è successo: si sono avuti altri casi di aggregazione, molte realtà piccole hanno stretto i legami con confidi "baricentro" o intermediari "veicolo". La soglia minima di sopravvivenza si è abbassata, non fosse altro che per la botta delle insolvenze.
E' praticamente fermo il processo di attuazione del DL 141/2010: AssoConfidi ha lavorato sull'Organismo gestore dell'elenco dei confidi minori, ma la roadmap di costituzione e attivazione è stata procrastinata. Siamo ancora in attesa del decreto MEF di innalzamento della soglia di iscrizione all'Albo, che molti danno per imminente (e che tutti sembrano condividere). Ma non arriva. La cronaca giudiziaria ricorda ogni tanto dell'esistenza di confidi 106 non allineati (borderline) che combinano qualche guaio.
Che fare, allora, tenendo conto pure dei problemi che la crisi continua a caricare sulle spalle dei confidi, maggiori e minori?
Prima risposta: lasciare le cose come stanno, e aspettare che la crisi (e la guardia di finanza) facciano selezione tra i "minori" più fragili. Non è detto che la selezione interessi soltanto i piccoli, potrebbe lambire anche alcuni attuali 107.
Seconda risposta: cambiare radicalmente strategia, e buttare alle ortiche la distinzione tra "maggiori" e "minori". Mettiamo tutti i confidi sotto le regole e la supervisione della Banca d'Italia, senza organismi tutori e gestori (come del resto avviene per gli altri intermediari non bancari, escluso il misterioso microcredito). E (udite, udite) facciamo piazza pulita della soglia di accesso basata sul volume di attività. Confidi, punto. Come il sistema operativo del Mac, che è uno solo, a differenza di Windows, che ha le versioni Home, Professional, Enterprise. Chi non se la sente di affrontare la vigilanza a 360° (o di farsi incorporare), si riorganizza come struttura di distribuzione, o di servizio. Per accompagnare le imprese in banca dando accesso alle garanzie pubbliche, o a forme di tranched cover, o magari alle garanzie di un confidi vigilato, non serve un secondo intermediario creditizio.
Vi confesso che la seconda risposta mi attrae sempre di più. Perché? Perché è semplice! La ricca articolazione del sistema confidi è fonte di opacità e complicazione. Negli anni i motivi "buoni" del pluralismo hanno perso forza, quelli opportunistici (temo) sono diventati decisivi: la difesa dei 106 è in molti casi la battaglia personale di un CdA, o di un presidente, spesso in contrasto con la sua stessa associazione di riferimento; in altri casi si vuole restare 106 perché smarriti di fronte alla prospettiva di cambiare, aggiornarsi.
Non credo più, di conseguenza, alla capacità del sistema confidi minori di autoregolarsi per diventare più trasparente e professionale. Magari alcune componenti del sistema lo vogliono, ma quando si vota la maggioranza sceglie il keep it simple. Il Paese deve cambiare, deve avere il coraggio di spostare, potare, riorganizzare. E sapete quale beneficio collaterale otteniamo così? Acceleriamo il ricambio generazionale! Non mi dite che non ce n'è bisogno, anche tra i confidi (e lo dico ben sapendo che tra un po' la spending review potrebbe offrirmi il prepensionamento da ordinario di un ateneo statale).
La strada del "tutti vigilati" mi attrae anche perché negli anni (per fortuna) è migliorata l'efficienza dei 107, la professionalità, i servizi di supporto. Agli inizi c'erano molti costi a perdere, giravano consulenze e offerte IT incomplete e sovraprezzate. L'esperienza, e la concorrenza, hanno dato una mano ad abbattere gli sprechi. Si può fare di meglio, basta che il sistema confidi si organizzi, al suo interno e nei rapporti con le banche e con gli enti pubblici. E, naturalmente, con la Banca d'Italia.
Insomma, accettiamo che il sistema si compatti, che si precisi il ruolo di chi rimane dentro e di chi trova posto fuori, continuando un'attività che preserva l'80% buono dell'attività che svolgeva prima.
Basta con le ricerche che parlano dei 500 confidi che in realtà sono meno. Che spremono informazioni da bilanci inattendibili. Basta con le polemiche tra fazioni che eleggono a canone estetico la foto della loro faccia. Basta con l'incompetenza, la demagogia, il pressapochismo.
C'è un modello di intermediario creditizio che fa garanzie mutualistiche. Ha un suo impianto regolamentare e di supervisione. Ha un modello gestionale, che si può declinare in molte varianti, ma al cuore è unico. Vi interessa fare questa attività? La sapete fare in maniera concorrenziale? Benissimo, benvenuti nel brave new world dei confidi.
Per essere ammessi all’iniziativa i Consorzi e le Cooperative di Garanzia devono possedere i seguenti requisiti:
a. svolgere in via prevalente l’attività di concessione di garanzie di primo grado
b. avere sede legale o operativa in Provincia di Milano
c. risultare iscritti, alla data di presentazione della manifestazione di interesse:
c.1 nell’elenco di cui all’art. 107 del d.Lgs. 385/1993
oppure
c.2 nell’elenco di cui all’art. 106 del d.Lgs. 385/1993 ed abbiano presentato o si impegnino a presentare, entro il 31.12.2012, alla Banca d’Italia domanda per l’iscrizione nell’elenco di cui all’ex art. 107 del d.Lgs. 385/1993, purché alla data di presentazione della richiesta di adesione dimostrino documentalmente di essere in possesso dei requisiti patrimoniali necessari per l’iscrizione a tale elenco
oppure
c.3 nell’elenco di cui all’art. 106 del d.Lgs. 385/1993 e, congiuntamente con altri confidi, abbiano realizzato o si impegnino a realizzare tra loro una fusione o partecipino ad apposita società veicolo che svolga in via prevalente attività di concessione di garanzie di primo grado.
Alla data di presentazione della richiesta di adesione, il soggetto richiedente che partecipa alla fusione o alla società veicolo deve dimostrare documentalmente che i confidi coinvolti nel processo di fusione o nella società veicolo sono cumulativamente in possesso dei requisiti patrimoniali necessari all’iscrizione nell’elenco di cui all’art. 107 del d.Lgs. 385/1993. La società risultante dalla fusione o la società veicolo dovrà presentare domanda d’iscrizione a detto elenco entro il 31.12.2012.".
I fondi sono stanziati su quattro interventi: programmi di investimenti produttivi; operazioni di patrimonializzazione aziendale; sostegno alla liquidità aziendale; operazioni a sostegno dell'internazionalizzazione d'impresa.
La riserva a favore dei confidi 107 introduce un premio a favore delle strutture vigilate dalla Banca d'Italia. Il tema del favor da riconoscere ai 107 piuttosto che ai 106 resta caldo, non tanto in Lombardia quanto nelle Regioni dove i secondi sono ancora numerosi e agguerriti. Ne avevamo discusso prendendo spunto dall'opinione espressa da Baldinelli (Banca d'Italia) al convegno ARIME, a favore del favor. Qualche giorno dopo si è riaccesa la polemica in Veneto e in Abruzzo.
La mia opinione in materia sta evolvendo. Avevo gridato "Evviva!" al ridisegno del sistema confidi ex decreto 141/2010. Mi piaceva che restasse spazio per i confidi minori, a condizione che questi evolvessero sotto la supervisione di un Organismo gestore indipendente e qualificato. Di qui la mia proposta (aprile 2011) di alzare la soglia per l'iscrizione all'elenco speciale (o al nuovo albo), per ampliare e rivitalizzare il comparto dei "minori".
Nei mesi che sono seguiti il sistema confidi è cresciuto nella componente 107, mentre sui "minori" è difficile dire che cosa è successo: si sono avuti altri casi di aggregazione, molte realtà piccole hanno stretto i legami con confidi "baricentro" o intermediari "veicolo". La soglia minima di sopravvivenza si è abbassata, non fosse altro che per la botta delle insolvenze.
E' praticamente fermo il processo di attuazione del DL 141/2010: AssoConfidi ha lavorato sull'Organismo gestore dell'elenco dei confidi minori, ma la roadmap di costituzione e attivazione è stata procrastinata. Siamo ancora in attesa del decreto MEF di innalzamento della soglia di iscrizione all'Albo, che molti danno per imminente (e che tutti sembrano condividere). Ma non arriva. La cronaca giudiziaria ricorda ogni tanto dell'esistenza di confidi 106 non allineati (borderline) che combinano qualche guaio.
Che fare, allora, tenendo conto pure dei problemi che la crisi continua a caricare sulle spalle dei confidi, maggiori e minori?
Prima risposta: lasciare le cose come stanno, e aspettare che la crisi (e la guardia di finanza) facciano selezione tra i "minori" più fragili. Non è detto che la selezione interessi soltanto i piccoli, potrebbe lambire anche alcuni attuali 107.
Seconda risposta: cambiare radicalmente strategia, e buttare alle ortiche la distinzione tra "maggiori" e "minori". Mettiamo tutti i confidi sotto le regole e la supervisione della Banca d'Italia, senza organismi tutori e gestori (come del resto avviene per gli altri intermediari non bancari, escluso il misterioso microcredito). E (udite, udite) facciamo piazza pulita della soglia di accesso basata sul volume di attività. Confidi, punto. Come il sistema operativo del Mac, che è uno solo, a differenza di Windows, che ha le versioni Home, Professional, Enterprise. Chi non se la sente di affrontare la vigilanza a 360° (o di farsi incorporare), si riorganizza come struttura di distribuzione, o di servizio. Per accompagnare le imprese in banca dando accesso alle garanzie pubbliche, o a forme di tranched cover, o magari alle garanzie di un confidi vigilato, non serve un secondo intermediario creditizio.
Vi confesso che la seconda risposta mi attrae sempre di più. Perché? Perché è semplice! La ricca articolazione del sistema confidi è fonte di opacità e complicazione. Negli anni i motivi "buoni" del pluralismo hanno perso forza, quelli opportunistici (temo) sono diventati decisivi: la difesa dei 106 è in molti casi la battaglia personale di un CdA, o di un presidente, spesso in contrasto con la sua stessa associazione di riferimento; in altri casi si vuole restare 106 perché smarriti di fronte alla prospettiva di cambiare, aggiornarsi.
Non credo più, di conseguenza, alla capacità del sistema confidi minori di autoregolarsi per diventare più trasparente e professionale. Magari alcune componenti del sistema lo vogliono, ma quando si vota la maggioranza sceglie il keep it simple. Il Paese deve cambiare, deve avere il coraggio di spostare, potare, riorganizzare. E sapete quale beneficio collaterale otteniamo così? Acceleriamo il ricambio generazionale! Non mi dite che non ce n'è bisogno, anche tra i confidi (e lo dico ben sapendo che tra un po' la spending review potrebbe offrirmi il prepensionamento da ordinario di un ateneo statale).
La strada del "tutti vigilati" mi attrae anche perché negli anni (per fortuna) è migliorata l'efficienza dei 107, la professionalità, i servizi di supporto. Agli inizi c'erano molti costi a perdere, giravano consulenze e offerte IT incomplete e sovraprezzate. L'esperienza, e la concorrenza, hanno dato una mano ad abbattere gli sprechi. Si può fare di meglio, basta che il sistema confidi si organizzi, al suo interno e nei rapporti con le banche e con gli enti pubblici. E, naturalmente, con la Banca d'Italia.
Insomma, accettiamo che il sistema si compatti, che si precisi il ruolo di chi rimane dentro e di chi trova posto fuori, continuando un'attività che preserva l'80% buono dell'attività che svolgeva prima.
Basta con le ricerche che parlano dei 500 confidi che in realtà sono meno. Che spremono informazioni da bilanci inattendibili. Basta con le polemiche tra fazioni che eleggono a canone estetico la foto della loro faccia. Basta con l'incompetenza, la demagogia, il pressapochismo.
C'è un modello di intermediario creditizio che fa garanzie mutualistiche. Ha un suo impianto regolamentare e di supervisione. Ha un modello gestionale, che si può declinare in molte varianti, ma al cuore è unico. Vi interessa fare questa attività? La sapete fare in maniera concorrenziale? Benissimo, benvenuti nel brave new world dei confidi.
36 commenti:
Professore: ti dimentichi di una cosa, al Sud, dove sono i 107? Ci sono tanti 106 che lavorano bene e aiutano le imprese. Sarebbe sbagliato costringerli a chiudere.
@Luca: sono d'accordo, in linea di massima, sulla seconda ipotesi ma con alcuni aggiustamenti:
Ripristino dei "vecchi Confidi di II grado Regionali" ((che forse sono stati rottamati un poe troppo precipitosamente) ma con compiti completamente nuovi nuovi:
1) attività di services per l'ottenimento della controgaranzia del FCG sulle operazioni ammissibili; 2) contenitore di tutte le risorse pubbliche regionali (Regione, CCIAA prevalentemente) per il rilascio delle controgaranzie sulle operazioni non ammesse al FCG;
3) Assegnazione di un rating a tutti i Confidi (107 o 106, sono d'accordo, purché lavorino bene) costruito con criteri ben precisi che, senza guardare in faccia a nessuno, determini se puoi accedere, oppure no, alle controgaranzia di cui sopra. O dentro o fuori!
4) Pubblicizzazione, presso le Banche e gli Enti interessati, dei Confidi soci del II grado e quindi ammessi alla controgaranzia
5) Fornitura di servizi centralizzati con conseguenti economie di scala e risparmi significativi per i Confidi soci del II grado.
In questo modo, forse a differenza di quanto ipotizzi tu, non sarebbe nemmeno necessaria la supervisione di BdI ma si procederebbe ad una selezione, o a un riordino, naturale di tutta la filiera in tempi più rapidi.
I presupposti certo non sono semplici: volontà politiche, onestà intellettuale, accettazione di regole stringenti ecc. non sono cose di poco conto da affrontare ma ci si deve rendere conto che i problemi vanno affrontati e risolti nel giro di breve pena un veloce ma inesorabile declino.
E' utopia tutto ciò?
Piccola polemica: va bene la presentazione della domanda entro il 31/12/2012 , ma se poi non ottieni l'iscrizione?
Caro Roberto, perdona il mio scetticismo, ma non credo più a forme di autoregolamentazione interne al settore. I lavori preparatori dell'Organismo confidi minori non promettono niente di buono, tant'è che si sono fermati.
Come nel caso del credito cooperativo, se un soggetto del sistema è una banca, può essere visitata da Banca d'Italia. Le federazioni, società di settore, veicoli, baricentri ecc. possono aiutarla a fare meglio il suo mestiere di banca, e la Banca d'Italia può tenerne conto. Però è un intermediario vigilato, punto. L'organizzazione dei servizi di sistema possono abbassare la soglia dimensionale di break even, per consentire il radicamento e la prossimità. Però la divisione dei compiti deve essere chiara: i regolatori fanno i regolatori e gli intermediari gli intermediari.
Detto questo, la tua proposta di soggetti di secondo grado regionali può essere una soluzione là dove c'è una tradizione di bravi confidi di secondo livello, o dove ce n'è bisogno. Però queste strutture devono essere efficienti, come tutta la filiera del resto.
A livello locale, facciamo una riflessione coraggiosa: serve davvero un confidi autonomo? O basta un punto di accesso, con funzioni distributive e di assistenza? Alcune associazioni vogliono tenere i confidi 106, e la rete di CAF e sportelli credito/finanza: siamo sicuri che serva davvero? Non è meglio potenziare i secondi e portare le funzioni dei primi a un livello superiore, più efficiente, professionale, patrimonializzato?
Sulla proposta di fare del secondo livello un pool di tutte le risorse pubbliche, ho delle perplessità. Ogni regione fa storia a sé. Alcune regioni hanno spostato tale funzione su finanziarie o banche regionali. Altre regioni hanno finito i soldi. Se il pubblico deve sostenere i 107, non ci sono le risorse per alimentare strutture di secondo livello. A volte mi capita di sentire troppi discorsi in cui si vuole la botte piena, la moglie ubriaca, l'amica soddisfatta, e il diretto interessato che dorme sereno nel suo lettino. In chiaro: gli apporti ai fondi rischi, la controgaranzia centrale, le controgaranzie regionali, i contributi abbattimento tassi, in contributi in conto commissioni, ecc.. Troppa carne al fuoco, non ci sono soldi per tutto, ogni singolo intervento diventa irrilevante, la complessità cresce inutilmente.
Roberto: fate uno sforzo per cambiare e semplificare, altrimenti rimangono in campo troppi organismi che si pestano i piedi e che prima o poi dovranno chiudere. Tempo e soldi sono scarsi, preziosi.
@Ciro: basta con questa solfa della specialità del Sud. Proprio perché c'è da incidere di più, servono soggetti di maggiore peso.
Caro Luca,
Capisco il tuo scetticismo e capisco anche la tua rabbia che si legge tra le righe che è poi anche la mia nel vedere questo Sistema perdersi in chiacchiere o in progetti che, nella migliore delle ipotesi, hanno tempi lunghissimi di gestazione e applicazione. E' tempo di fare, sono d'accordo e continuo a ribadirlo ma, francamente, per fare in fretta quale mezzo migliore se non utilizzare da subito strumenti e risorse disponibili? Quando dico che tutte le risorse destinate al credito (o ai Confidi) vanno messe in un unico contenitore e destinate alla controgaranzia, intendo proprio TUTTE nessuna esclusa (fondi rischi, fondi abbattimento tassi, fondi ... di bottiglia). Lasciamo spazio agli Enti Pubblici solo per i Bandi su progetti speciali e null'altro. Chi gestisce le risorse ha titolo per dettare le regole e le regole, perchè no, potrebbero anche essere concordate velocemente con il Regolatore.
In fondo ad un Confidi cosa serve se non recuperare la maggior parte delle insolvenze pagate, preservando e aumentando il suo patrimonio così incrementando la potenza di fuoco disponibile?
Siamo realistici: quanti Confidi 106 di quelli rimasti potrebbero superare "l'esame finestra"? Pochi, pochissimi. E se già oggi i 107 arrancano su costi esorbitanti da sostenere cosa mai potranno fare i 106 che, orfani anche della contro garanzia, e nonostante tutto si ostinano a voler proseguire in un'attività che non riescono più a reggere, complici anche le associazioni di categoria e, perchè no, anche le banche che accettano una garanzia "virtuale" e non escuti bile nemmeno ad ultima richiesta. Siamo ancora a Confidi che lasciano passare anni prima di pagare le insolvenze e poi propongono il "saldo e stralcio". Basta, é ora di finirla. E non cadiamo nell'errore di credere che tutti i 107 brillino di luce propria. Con "l'esame finestra" sai che sorprese!
Luca capisco quello che proponi ma quanto tempo occorrerebbe per attuarlo? Troppo, e come dici tu e sottolineo io il "troppo" è troppo.
Regioni ricche, regioni povere, finanziarie regionali che, alla faccia del principio di sussidiarietà, si sovrappongono con arroganza al privato creando confusione come se non ce ne fosse già abbastanza, garanzie dirette rilasciate da Enti pubblici sui quali è meglio stendere un velo pietoso, richiedono interventi politici straordinari, puntuali e non più procrastinabili. Se non lo fanno loro, i cosiddetti Politici, beh quanto meno cerchiamo noi di mettere i bastoni tra le ruote con l'unica arma di cui potremmo disporre: quella dell'efficenza e dell'efficacia di un sistema che, finalmente, è capace di guardare dentro se stesso ed ha il coraggio, ripeto finalmente, di tagliare i rami secchi.
Perdonami Luca, ma io continuo a credere in questo Sistema, nella sua Gente, nelle sue capacità e, in momenti come questi, anche nel suo coraggio! A volte le idee nella testa delle persone che dovrebbero decidere sono un po' in disordine. Quattro sberle ben date (figurativamente, io non sono un violento) contribuiscono a rimettere ordine! Come dice Guareschi per bocca di Don Camillo, prete reazionario e bolscevico! Un po' come mi sento io in questo periodo!
Buonanotte, domani è un altro giorno si vedrà.
Caro Luca,
sono perfettamente d'accordo con te e con i contenuti del tuo post a commento dell'intervento della Camera di Milano.
bene che si scelga come partner unicamente i confidi "107" senza anacronistici vincoli (di territorialità) o inutili dispersioni (su confidi bonsai).
Consentimi però di dire che un simile dispiegamento di risorse per contributi a pioggia alle imprese in conto abbattimento tassi (o costi della garanzia) non centra il problema vero.
La priorità dovrebbe essere il sostegno alla patrimonializzazione dei Confidi 107 con contributi finalizzati a incrementarne il Patrimonio di Vigilanza.
Vista la grande quantità di risorse che il sistema camerale lombardo destina a interventi di sostegno all'accesso al credito stupisce costatare che "la strada maestra" sia scelta davvero da pochissimi.
Quindi per me ...forte soddisfazione come tu dici ma ....solo a metà!!!
@Roberto: capisco le ragioni dell'intervento che suggerisci; io lo vedo come un intervento specifico, non come una riforma del sistema. Può essere una buona idea per la Lombardia, ma facciamo nomi e cognomi: c'è un soggetto (Federfidi) che svolge un ruolo "baricentrico", è apprezzato e lavora bene? I confidi soci vogliono potenziarlo? Si può fare, ma non cambiando il quadro di regole. E poi anche la destinazione dei fondi è un problema specifico: si devono diagnosticare le situazioni pregresse da sanare, il fabbisogno per l'operatività corrente, quello per lo sviluppo di nuovi programmi. Io noto da anni che la propositività del sistema si ferma alla fase di fund raising, e poi? Come si allocano i fondi rispetto ai bisogni? Come se ne rendiconta l'utilizzo? I confidi non hanno mai brillato su questi temi.
Comunque questo e altri possibili interventi rimangono dannatamente complicati da definire e da far approvare ai diversi stakeholder per la farraginosità del sistema, con i suoi molteplici soggetti privati, associativi, semi-pubblici e pubblici. Occorre semplificare, è una priorità. E' un lavoro per la generazione più giovane della nostra. Diamogli spazio.
@Mauro: è difficile dire oggi come strutturare l'intervento pubblico; è giusto quello che osservi, c'è effettivamente il rischio di frammentazione degli interventi in troppi capitoli di spesa. Mi sta bene dare priorità al rafforzamento (anche patrimoniale, ma non solo) dei 107, andando però a guardarci dentro e facendo una prova statica della loro tenuta. Sia ben chiaro, può essere che alcuni degli attuali 107 non superino la prova e debbano aggregarsi, riorganizzarsi o chiudere, esattamente come alcuni degli attuali 106. Lungi da me l'idea che l'accesso al club dei 107 sia una sorta di assicurazione sanitaria all risk, che garantisce cure illimitate e incondizionate.
Io ho sempre creduto (o sperato) in un'evoluzione spontanea e virtuosa del nostro sistema di garanzia, contributi e consulenza alle PMI. Purtroppo non è andata così, sono mancati (o sono arrivati tardivamente) i progetti di ampio respiro, il coraggio di costruire insieme e di cambiare. Adesso, di fronte allo spettacolo spesso desolante di tanti soggetti che bisticciano, anche perché molti lottano per sopravvivere, penso che ci voglia un piano di intervento straordinario.
La scelta "solo 107" non la sposo perché i 107 sono per natura più belli e più forti, o perché le regole prudenziali sono come le vitamine. La sposo perché è chiara, fissa i requisiti minimi e le regole, e toglie discrezionalità a un sistema frammentario che ne ha fatto cattivo uso.
Non è l'unico ingrediente del piano straordinario. Tutto il mondo che ruota attorno ai confidi e ai loro referenti associativi, le politiche industriali di Stato e Regioni, devono cambiare pure loro. Il fatto di lasciare la garanzia solo ai 107 è l'input del cambiamento. Costringe a riorganizzare i confidi che vogliono continuare a fare garanzia, e quelli che preferiscono fare attività di servizio. Chi non ha progetti credibili, voglia, si fa da parte (come sta già accadendo! Andiamo al Sud a vedere quanti dei numerosi 106 che esistono sulla carta sono realmente operativi).
Perché dico "tutti 107" e non "tutti 106"? Perché i 107 interloquiscono con la Banca d'Italia, che non è la Provvidenza né il Demiurgo di Platone, però non parla a vanvera, e quando dice di fare una cosa poi controlla che sia fatta. Quindi è un fattore di cambiamento, tendenzialmente positivo se dall'altra parte ci sono soggetti che si rafforzano nella mission, nelle competenze, nell'efficienza gestionale (sottolineo l'efficienza, i 107 devono diventare meno costosi, e potranno essere efficienti anche 107 non giganteschi). Un mondo 106, anche sottoposto a un Organismo gestore, continua a interloquire con se stesso, e nel gioco delle spinte e controspinte tra fattori di cambiamento e di conservazione vincono i secondi. Se vince la conservazione, alla fine il sistema implode, non c'è scampo, e prima di implodere intralcia il riassetto del sistema dei 107, degli aiuti pubblici, fino alle politiche creditizie delle banche verso le PMI. Così aumenta la probabilità che implodano tutti.
Quindi, è meglio agire d'anticipo per salvare la parte migliore di tutti e due i sistemi, 107 e 106.
E' una missione quasi impossibile. Ma ci si deve provare.
Uno dei risultati delle prime ispezioni sugli intermediari vigilati e' stao quello che BI si e' resa conto che i problemi piu' rilevanti provenivano da flussi informativi rilevamenti e segnalazioni non adeguate che fornivano le banche agli stessi confidi. Cioe' il Confidi non era allineato perche' la banca era inefficiente su aspetti che da due anni dovevano essere impeccabili . Alcuni funzionari di BI diversi da altri che hanno eseguito le ispezioni hanno rivelato approcci non omogenei sulle stesse problematiche. Tutto questo andra' migliorato e perfezionato con la famosa implementazione delle procedure e dei processi ovvero della burocrazia a spese del servizio alle imprese sia come vicinanza e consulenza che come prezzo. Ma vi rendete conto di quel che succede e di che cosa serve nell'immediato e delle condizioni di default in cui si troveranno a breve i 107 di cui state parlando ....? Ma prendetevi 5 o 6 bilanci e dite le cose stanno, anche tu Luca per favore fai due analisi e cerca di dire la verita' ..
Spiegati meglio, per favore e scegliti uno pseudonimo.
Domanda: ma le banche segnalavano o no lo sconfinamento? E i Confidi lo vedevano o no? Cosa altro dovevano segnalare le banche?
Che verità dovrebbe dire Luca? E quali notizie dovrebbe spremere da bilanci sui quali non è riportata la qualità degli attivi?
Sapio
quindi noi dovremo dare barcate di milioni di euro a 107 che producono bilanci dove non e' riportata la qualita' degli attivi e dove si spostano fondi a conto economico per coprire anche i deficit di gestione provocati da inutili ed esuberanti costi amministrativi ? Ma molto meglio dare molto meno a quelli minori rivisti e corretti con costi della garanzia sostenibili per le imprese.
@Pseudonimo: i bilanci degli intermediari standard non riportano la qualità degli attivi riportata invece nell'Icaap (relazione segreta) che i vigilati devono declinare a BdI. I 106 non devono fare neppure questo e la validità delle loro garanzie non è apprezzabile quindi le loro garanzie non sono ponderabili per definizione.
@anonimo delle 21.29: le ispezioni della Banca d'Italia hanno fatto emergere l'approssimazione con cui molte banche trattano i confidi, e i ritardi con cui i confidi 107 si sono attrezzati. Dei 106 sappiamo molto di meno. Forse non ci troviamo costi operativi che incidono tanto (ma non è detto). Però (e penso di dire la verità) ci troviamo tanti casi di debolezza economica e patrimoniale.
Non tiratemi nella polemica tra Oriazi e Curiazi, 107 e 106, per prendere le parti degli uni contro gli altri. Ho detto: qui c'è un sistema nel complesso incagliato con vaste aree di sofferenza. Si deve fare qualcosa. Dicendo "tutti 107" (lo ripeto) non voglio erigere la muraglia cinese attorno ai 52 confidi 107 già iscritti e gli altri fuori alla mercé delle orde dei barbari. Il fattore dominante è il cambiamento. Un sistema di tutti 107 diventerebbe più aperto, omogeneo, trasparente, risanabile, governabile. Con più burocrazia, forse, ma oggi la burocrazia affligge tutti (penso al mio amico gelataio che traccia gli ingredienti di ogni vaschetta di gelato che vende).
Ripeto la domanda: quali sono le informazioni che le banche dovevano ai Confidi e non hanno dato?
Pag 315 e 668 ....
http://www.bancaditalia.it/vigilanza/normativa/norm_bi/disposizioni-vig/bilanci-IAS.pdf
Scusa, ho letto ma non ho capito cosa le banche debbono dire sull'argomento ai Confidi.
Per favore scegliti uno pseudonimo perché così è difficile dare risposte indirizzate.
Di piu non e' corretto che si dica . Anche se e' semplice capire da dove desumere le informazioni essendo note le recenti ispezioni di BI sui primi 107.
Le banche segnalano in Ceri i soggetti sopra soglia e, per le sofferenze, anche i sottosoglia. Detto questo perché è cosi vitale per i Confidii sapere delle classificazioni delle banche? Ogni Confidi, al momento della concessione della garanzia, incassa un corrispettivo a copertura delle Perdite Attese (PA) ed un corrispettivo a ristoro del costo del Patrimonio a copertura delle eventuali Perdite Inattese. Il primo è un costo è va accantonato a Fondo Rischi (come fanno le imprese coll’acc.to al Fondo amm.ti Tecnici) ed il secondo portato ad Utili e Patrimonio e non consumato. In caso di perdita effettiva superiore all’attesa si preleva dal Patrimonio e si Utilizza. Un eventuale comunicazione di Sofferenza da parte della banca ha effetto solo per la piccola differenza fra accantonato a fondo+portato a patrimonio e perdita definitiva. Purtroppo i confidi non fanno accantonamenti sufficienti e si lamentano allorché BdI, in sede di ispezione li riprende e di fatto li ingessa (ne blocca l’ulteriore attività). E’ già successo. Gli accantonamenti vanno fatti indipendentemente dalle segnalazioni delle banche, come in effetti i Confidi ispezionati sono stati costretti a fare.
Peccato che poi l'ispezione di BI , ma per qualcos'altro rispetto a quello che hai giustamente detto, e' migrata verso la banca ...... Comunque i confidi sia 107 che 106 in quanto tali ormai iniziano ad essere uno strumento arcaico e non e' utile passare altri dieci anni di fusioni in 107 prima di capirlo. O no ?
I confidi 107 evoluti rappresentano la modernita' per definizione; quelli che hanno obbiettivi certi e misurabili, che BdI sta giudicando come l'eccellenza italiana, che sono il vero sostegno delle imprese italiane, e' doveroso siano oggetto di contribuzione per il futuro del sistema economico.
Nel caso di cui parla Anonimo la BdI ha dovuto rivolgersi alla banca per sapere la previsione di perdita che il Confidi aveva omesso di calcolare e quindi valutare la congruità dell'accantonamento da lui effettuato.
Per Pico: aspettiamo settembre e poi vediamo cosa dice BdI.
Sapio ma va la! Quanto rancore hai adosso.
E' vero forse a settembre sarà saltato tutto il sistema economico e finanziario Italiano se non Europeo.
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E adesso con Baa2 il business e' implementare la nascita e il rafforzamento degli intermediari non vigilati: poca spesa, pochi oneri, pochi contributi e ponderazione 100, come quelli vigilati con la garnzia tanto amata a prima richiesta !
E' vero? Da oggi, ma ovviamente speriamo per poco tempo, non c'è differenza per le banche fra accettare una garanzia da un 106 o da un 107. Tutti ponderazione 100%?
Non è proprio così, gia ora nessuna banca riesce a ponderare il valore dell'"intermediario vigilato" (neanche quelle in IRB avanzato) ma valorizzano i rating dei singoli confidi 107 e così dovrebbe continuare. Infatti il vero problema stà nella valorizzazione
Ai fini regolamentari, per le banche standard (le più numerose), un credito garantito da un 107 era ponderato 50% ed uno garantito da un 106 100% (posto che le banche fossero attrezzate per sostituire il rischio prenditore col rischio garante). Da domani ponderazioni tutte al 100%?
Rispondo : non sono attrezzate
Riassumiamo: prima le banche non erano in grado di valorizzare le garanzie dei Confidi perchè non attrezzate a farlo. Ora non serve più farlo perché le garanzie dei Confidi, 107 o 106, non valgono più niente. E' così?
Si. Ci sono gia' circolari e indirizzi che ormai affidano solo alla capcita' patrimoniale del singolo confidi la sopravvivenza della convenzione. Si è invece spenta la luce della ponderazione : la garanzia non rileva,viste le ultime vicende, nessun giustificabile risparmio concreto in termini di patrimonio di vigilanza da accantonare. Crolla quindi tutto il castello sull'indispensabilita' degli intermediari vigilati e sull'utilita' stessa dei confidi
@Renato (e Sapio): dall'ossessione dell'eleggibilità, all'ossessione dell'ineleggibilità il passo è stato lungo, e si è perso un sacco di tempo e di energie. I confidi hanno nominalmente legato il loro futuro da Basilea II in poi all'effetto ponderazione, e per ottenerlo hanno (in molti) accettato di diventare 107. Ora il motivo ponderazione è caduto. Rimangono tanti altri motivi (bisogni delle imprese e servizi vecchi e nuovi per rispondervi).
Se soltanto di queste cose si discutesse apertamente nelle sedi competenti, tappando la bocca a chi ripete parole d'ordine nate vecchie più di dieci anni fa ...
A questo punto è sempre più difficile capire la motivazione di un confidi a diventare 107.
Già era difficile prima, tanto che banca d'Italia suggeriva come "motivazione" di convogliare gli aiuti pubblici sui 107.
A questo punto in cambio dei costi e degli irrigidimenti strutturali che la vigilanza impone,che cos'ha in cambio?
@Oracolo: i confidi 107 sono già più di 50, e detengono la maggior quota di mercato della garanzia (anche se pesano alcuni mega-operatori). La domanda quindi è: che cosa si ha in cambio del restare 107? Io ho già detto che allo stato delle cose, siamo davanti a un bivio: o tutti i confidi diventano 107, o tutti (107 e 106) si riconvertono in strutture di servizio. Il sistema così come è adesso è una flotta di vario cabotaggio che non riesce a navigare insieme, con in più il rischio di perdere navi per tempeste o scogli affioranti, o lo spreco di avere barche riparate nei porti o in riparazione nei cantieri permanenti.
Io ci proverei a lanciare il piano "tutti 107".
Credo che il piano "Tutti 107" sia nobile e da perseguire.
Chi è efficiente e riesce a stare sul mercato deve rimanere e chi non lo è, è giusto che lasci spazio a quelli della prima specie.
Per dirla a mò di metafora, credo sia ora che Peter Pan spicchi il volo........
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