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mercoledì 9 maggio 2012

Fedart Fidi: riflessioni strategiche sulla filiera ottimale della garanzia retail

Dal sito di Fedart Fidi sono scaricabili le slide sulla Filiera ottimale della garanzia retail, presentate al convegno del 15 marzo a Roma. Propongono alcune linee strategiche per riorganizzare il sistema italiano di garanzia alle piccole imprese. Condivido molti punti della diagnosi sull'attuale sistema, ma non comprendo al 100% il sistema "ottimale" prospettato da Fedart (empowered by KPMG). Vi propongo una sintesi e le mie considerazioni.

La diagnosi - Accanto ai noti e indiscussi meriti storici, per Fedart il sistema della garanzia presenta alcune debolezze: la confusione tra attori con ruoli sovrapposti; l'inefficienza degli strumenti di garanzia (non eleggibili); l'inerzia a tutela degli operatori marginali; la competizione impropria tra soggetti nelle funzioni di pubblico interesse; la mancanza di selettività rispetto alla politica industriale; e infine l'opacità dei risultati ex post (efficienza/efficacia degli interventi).


La filiera ottimale - Fedart Fidi propone una struttura a tre livelli.

Al primo livello troviamo i Confidi, per i quali si auspica il mantenimento dell'attuale struttura diversificata e capillare, radicata nel sistema della rappresentanza. Si rinvia al disegno di razionalizzazione basato su soggetti professionali e baricentrici (confidi 107 , oltre a reti di 107 e 106). Gli aiuti pubblici dovrebbero dare priorità al rafforzamento patrimoniale dei confidi.

Al secondo livello c'è il Fondo centrale di garanzia per le PMI, che dovrebbe trasformarsi da veicolo di garanzia diretta e contro-garanzia su singole pratiche, a struttura dedicata a coperture "di portafoglio" riservate ai confidi; le banche non potrebbero più avvalersi di garanzie dirette, anzi, per beneficiare del supporto del Fondo così ripensato, dovrebbero versare una contribuzione (tipo un 5 per mille dei finanziamenti garantiti).
Che cosa si intende per coperture "di portafoglio"? Non l'ho capito del tutto. Il Fondo continuerebbe a fornire una garanzia illimitata (senza "cap" sulle perdite coperte) e a ponderazione zero. Nel contempo, la slide n. 13 parla di suddivisione del portafoglio confidi in tranche (penso che si intendano pool di pratiche, non tranche nel senso di porzioni di uno stesso pool con diversa seniority). Le "tranche" sarebbero valutate dal confidi con un sistema di rating. Il confidi sottoporrebbe al Fondo una o più tranche nei limiti di un plafond.

Al terzo livello troviamo una novità, ovvero un Fondo Copertura delle Perdite alimentato con altre risorse pubbliche (FEI, enti locali che non alimentano i primi due livelli, altre dotazioni "cappate"). Questo Fondo farebbe coperture cappate secondo (immagino) tecniche di tranched cover. Sarebbe un supporto integrativo ai precedenti, meno efficiente dell'apporto al patrimonio, ma potenziabile con forme di cartolarizzazione dei rischi.

La mia opinione - Lo studio disegna un nuovo piano regolatore del sistema delle garanzie. Un disegno complesso. Alcuni criteri ispiratori sono un po' consunti dal tempo: primo fra tutti il tema dell'eleggibilità delle garanzie, intesa ai fini di Basilea II e III. Lo scenario oggi, di fatto e di diritto, fa collassare la questione eleggibilità sull'accesso alla contro-garanzia statale. Punto. Tutto il resto è accademia. Il primo livello della filiera deve funzionare bene, a prescindere dal mito dell'eleggibilità. Deve dare servizi, aprire le porte del credito con la credibilità, il coaching dell'impresa, e (certamente) anche con la copertura patrimoniale dei rischi garantiti. Gli attuali confidi sono in grado di dare tutto questo? Secondo Fedart Fidi, i numeri dicono di sì. Non mi faccio persuaso.
Condivido l'idea del nuovo Fondo centrale come centro di riassicurazione di pool attentamente e responsabilmente valutati. E' del tutto inefficiente una gestione che ripassa per la terza volta una singola pratica. C'è da fare un grosso lavoro per cambiare modello, e se non matura il primo livello la sfida è persa in partenza. Non mi soffermo sulla proposta di sopprimere la garanzia diretta, chiaramente provocatoria: vediamo che cosa replica l'ABI; ad ognuno il suo mestiere.

L'analisi di Fedart presenta un grosso limite laddove insiste nel valutare le performance del sistema di garanzia in base alla sua capacità di leva: leva di mobilitazione di credito alle Pmi (aggiuntivo, meno costoso, e meno rischioso); leva di sostegno del PIL e dell'occupazione (qui si mutua l'approccio di un'analisi econometrica fatta in Germania). Si fanno anche dei conteggi, apprezzabili sul piano dell'argomentazione retorica, non solidissimi sul piano delle evidenze empiriche (non dico econometriche).
Questi argomenti suonano vaghi, inattuali, in aperta contraddizione con l'appello a salvare i confidi, lanciato dalla stessa associazione. Con la morsa del credit crunch che stringe, con la rottura della soglia psicologica di resistenza alla crisi, ci vuole ben altra gravità, acutezza, coraggio nel guardare in faccia i problemi. In molti casi, il credito non c'è e non ci sarebbe nemmeno con la garanzia di un confidi efficiente e capitalizzato. Altro che leva 10, o 20 per la legge di Archimede o per i moltiplicatori degli anni '90. E dove la leva è alta, stiamo attenti che non ci sia anche un intermediario (o un fondo) vicino al collasso.
Basta con l'imbonimento a poco prezzo.

Quale disegno vi posso proporre, in alternativa?
Buttarsi nella mischia. Fuori della mischia si parla a vuoto, senza sapere di che cosa.
Andiamo dagli imprenditori, dai direttori di banca, a fare domande, ad ascoltare. I loro problemi sono i vostri problemi, i vostri problemi sono i loro problemi. Cerchiamo di risolverli, per quanto possibile. Quelli insolubili portiamoli al livello superiore, e ripetiamo il tentativo. Se ci sono soluzioni, le troveremo. L'importante è capire la realtà, non farsi ingannare, non prendere la fuga.

Avanti, Confidi, empowered by yourselves.




PS 10/5: Anche nelle slide di Corrado Baldinelli (presentate nella stessa occasione) si trovano interessanti commenti sul progetto Filiera ottimale e sulla situazione dei confidi, dal punto di osservazione della Banca d'Italia.
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10 commenti:

Beppe ha detto...

Standing ovation per questo post e per il suo finale! Veramente questa e' la sceneggiatura del remake del grande Maestro Leone nel suo "per un pugno di dollari".....

Gigi ha detto...

Quanto è costato il progetto KPMG? Sarebbe utile che gli associati FEDART lo sapessero giusto per capire in quali amenità vanno i loro soldi.

Per molto meno la GMPK (Gigi Management Professional Konsulting) a breve presenterà un progetto strategico di rilevanza internazionale di cui la KPMG non è neanche degna di fare le slides...
Se intanto volete fare il bonifico vi mando l'IBAN....

Anonimo ha detto...

@Beppe: Sergio Leone? Grazie dell'accostamento. Speriamo che i buoni vincano con meno ammazzamenti. Chi fa la parte di Clint Eastwood?
@Gigi: le slide sono fatte benissimo. Fosse per la qualità delle presentazioni, avremmo una filiera della garanzia da Oscar (per rimanere in tema).

Henry Charriere ha detto...

Vago e inattuale mi sembrano termini che sintetizzano molto bene il progetto.
Professore bravo!

Anonimo ha detto...

@Henry: grazie, ma ci tengo a precisare una cosa. Non denigro l'analisi che è stata fatta o il modo in cui è stata presentata. Il mio messaggio è un altro: è urgente (urgentissimo) aggiornare le chiavi di lettura e le politiche al contesto di crisi.
Le associazioni hanno percepito la gravità della crisi, ne danno atto e stanno rispondendo. Mi ha colpito l'apertura della relazione del presidente Venturi all'assemblea di Rete Imprese Italia (http://www.reteimpreseitalia.it/content/download/2071/31927/file/2012relazioneventuri.pdf). Dice con la massima onestà intellettuale che le rappresentanze delle imprese devono cambiare visione:

"un anno difficile per il nostro sistema di rappresentanza degli interessi economici storicamente abituato a: politiche pubbliche distributive piuttosto che sottrattive; iniziative di protesta e richiesta piuttosto che di proposta e di progetto; particolarismo sui singoli temi piuttosto che logiche di sistema; individualismo associativo piuttosto che interconfederale; tempi lunghi di confronto, mediazione, piuttosto che rapidità di scelte e decisioni, aggregazione e concertazione."

Il senso di urgenza e gravità è quindi arrivato alla comunicazione "politica" delle associazioni; deve però tracimare e irrigare il terreno dal quale nascono le iniziative concrete e le azioni quotidiane. O meglio, deve lasciare spazio al fermento e all'intraprendenza della base degli associati.
Qui purtroppo il passato non ha lasciato un grande arsenale per combattere la crisi. Nello specifico, il progetto "Filiera" di cui parlo nel post tenta di superare il particolarismo e introdurre logiche di sistema, ma non è esente dagli altri limiti elencati da Venturi, sembra pensato per "tempi lunghi di confronto, mediazione, piuttosto che rapidità di scelte e decisioni, aggregazione e concertazione". Occorre muoversi e fare, magari sbagliando. Meglio 100 azioni particolari ma concrete che tre megaprogetti globali e astratti.

Anonimo ha detto...

Salve Professore.
Ho avuto modo anch'io di vedere l'analisi di Fedart.
Ne ho tratto le stesse conclusioni evidenziate da lei nel post (e di questo me ne compiaccio).Una cosa che pure mi ha lasciato perplesso è la definizione che danno di "operazioni di portafoglio" da portare al Fondo Centrale. Mi sembra che nella loro accezione, ci si riferisca solo a un pacchetto di operazioni per le quali, al massimo, si è condiviso con MCC il sistema di scoring delle imprese. A parte lo snellimento procedurale, non capisco quale tipo di efficienza (per il sistema, intendo) possa derivare dal portare al Fondo pacchi di operazioni invece di procedere per invii singoli. Forse sbalierò, ma le "operazioni di portafoglio" dovrebbero essere altra cosa.
Saluti e complimenti davvero per il bellissimo post.

Nicola

Sapio ha detto...

Molto interessante il post, il dibattito e le slides del grande Baldinelli.
Resterà tutto com'è fino a quando uno schok non muoverà la chioccia e le sue uova di pietra.
i Confidi non hanno la forza intellettuale né quella economica per cambiare.

Anonimo ha detto...

@Nicola: la proposta di "operazioni di portafoglio" non è presentata in modo dettagliato nelle slide. Io condivido al logica della riassicurazione, per cui il Fondo centrale copre pool di rischio sottoposti dai confidi nell'ambito di un rapporto fiduciario. Il Fondo non prende i rischi come oro colato, chiede un'informativa sulle pratiche (sintetizzabile in uno scoring, o un rating). Inoltre fa un monitoraggio e dei controlli a campione, per cui il confidi che abusa della fiducia viene estromesso. Il grosso ostacolo è mettere in piedi il nuovo sistema, che richiede una completa riprogettazione della contrattualistica, delle procedure, dei sistemi informativi, dell'organizzazione del Gestore. E' per questo che ci vorrà tempo per cambiare, se mai si cambierà.

@Sapio: lo shock è già arrivato; c'è una fetta del mondo confidi che non ha le energie per reagire, ci sono però anche persone sveglie, motivate. Le rivoluzioni possono accadere quando meno te l'aspetti: sono, per dirla con Taleb, dei cigni neri. Per il sistema confidi potranno essere dei cigni neri positivi o distruttivi. Siamo ancora in tempo per evitare i secondi.

Sapio ha detto...

La proposta che il FCG rilasci di garanzie di portafoglio non è nuova e fu persino tradotta in disposizioni legislative contenute in una finanziaria di qualche anno fa. Essa fu accantonata per le proteste della Confindustria etc.perché la logica "a sportello" è più semplice e veloce.

Wolfe ha detto...

@ Sapio: con qualche distinguo concordo. Basti pensare che Fedart si é recentemente lanciata nel progetto di RATING INTERNO DEI CONFIDI!!! Powered by KPMG, by the way.

Vulgus vult decipi, ergo decipiatur.