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venerdì 11 maggio 2012

Osservatorio confidi Torino Finanza: le slide di presentazione della ricerca

Ringrazio il dott. Bolognese di ECSP che mi consente di farvi scaricare le slide di presentazione della ricerca 2012 curata per l'Osservatorio sui confidi di Torino Finanza. Il prof. Quaglia le ha presentate al recente convegno MiSE dell'8 maggio.

La ricerca si basa sui dati di bilancio fino al 2012 di un numeroso campione di confidi 106 e 107. Si sofferma in maniera più approfondita su 53 confidi 107 e, tra questi, sui top 5 (Eurofidi, Italia Com-Fidi, Artigiancredito Toscano, Unionfidi Piemonte, Unifidi Emilia Romagna).
I bilanci fanno emergere strategie e strutture molto differenziate. Ad esempio, Eurofidi fa ampio ricorso alla controgaranzia FCG, assente in Italia Comfidi e Artigiancredito Toscano.
Anche i solvency ratio sono molto differenziati. Al riguardo, i curatori propongono una tesi: i confidi 107 sono più efficienti nell'uso del patrimonio rispetto ai 106, che operano (sembrerebbe) con capitali esuberanti. Forse avete già letto le mie considerazioni critiche sulla "levomania" che estenderei alle raccomandazioni formulate in questo lavoro.
Come già le precedenti edizioni, la ricerca presenta un'analisi dei conti economici. In particolare, evidenzia l'impatto delle perdite nette da insolvenza e dei costi "non operativi" (che ho inteso come costi del personale e amministrativi). Anche qui si avanza una tesi: il tasso di [passaggio a] sofferenza è elevato (in media il 3%), ma soltanto una parte minore si traduce in perdite da insolvenza. Al riguardo la slide 17 riporta un'incidenza delle perdite nette sullo stock di garanzie medio che nel 2010 ha fatto segnare valori nulli nel caso di Eurofidi, molto bassi per Italia Comfidi e Unionfidi Piemonte, e più elevato per i due confidi artigiani (0,9% Unifidi Emilia Romagna e 1% Artigiancredito Toscano). Sono valori non comparabili, essendo la somma algebrica di accantonamenti e rettifiche (-), utilizzi di fondi (+), perdite realizzate (-). Di anno in anno, e da confidi a confidi, il dato di sintesi cambia dal giorno alla notte per fattori contingenti come l'apporto di fondi pubblici, il loro utilizzo, le politiche di accantonamento e il ricorso a cap di perdita e a controgaranzie.
Di conseguenza, il margine operativo e l'incidenza dei costi di struttura sul totale non aiutano a tirare conclusioni sulla redditività ed efficienza relativa dei vari player.
Ho trovato più interessanti, nella sezione finale dedicata alle sfide strategiche, le considerazioni sulle reti distributive (slide 26) classificate in quattro modelli: proprietario, esterno, misto e "aggregativo" (intermediario 107 non confidi che aggrega Confidi 106).
Un'altra sfida è quella del servizio alle imprese "marginali" ovvero non ammesse alla controgaranzia FCG in quanto marchiate da un scoring di classe 3. Qui i confidi sarebbero chiamati a svolgere il ruolo di "fund raiser", per concedere garanzie sul proprio patrimonio a imprese  più rischiose. E naturalmente qui si apre il problema (più generale) del reperimento del patrimonio. E, aggiungo io, anche reperendo il patrimonio, occorre poi tenere in piedi la gestione di un confidi dedito a questa (encomiabile) missione.
Come per altre ricerche promosse da altri sponsor, e svolte da altri team di ricerca, penso che questi rapporti statistici sui bilanci dei confidi richiedano un enorme lavoro e diano in cambio un ritorno informativo noto, per gli aspetti "esteriori". Quando si va a scavare, si portano in superficie informazioni spurie e difficili da decodificare e valutare. I confidi sono complicati e spesso non aiutano molto chi li vorrebbe conoscere in profondità. Una sorta di empasse epistemologico.
Per il futuro, se gli sponsor di queste ricerche esplorative spostassero il funding su progetti di servizio, non sarebbe meglio? Ad esempio, perché non spendere questi soldi per contribuire al progetto di Organismo confidi minori? O per far partire un bel gruppo di lavoro sui bilanci e le segnalazioni Puma?
Ma forse mi sbaglio. E poi di fondi per progetti di sistema ce ne sarebbero anche altri.
Sono semplicemente pigro e invidioso dell'alacrità dei colleghi di Torino ...

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6 commenti:

Wolfe ha detto...

Qualche cinica e vile considerazione. Razzolando sul sito di ESCP Europe si scopre che un master da loro costa € 51.000: chissà quanto é costata questa ricerca. Tra l'altro, sul sito ci sono due testimonianze di ex alunni del master, uno dei quali rimasto disoccupato poco dopo la conclusione.

Tra l'altro, sarei curioso di sapere come mai a pag. 14 si concentrano sul tier 2: "il 92%
dei Player 107 presenta Tier2 ≥ 6%,
come previsto dalla Normativa
Secondaria di Banca d’Italia". Di più: "La solvibilità dei confidi italiani è soddisfacente". Siamo a livello di gente che si fa pagare un master € 51.000, un po' più di precisione su cosa dice la normativa e come lo dice sarebbe quanto meno consigliabile.

Se non altro l'analisi non prende le mosse dalla nascita del credito in Mesopotamia nel 9.000 a.C. come é solita fare KPMG...

Anonimo ha detto...

Buongiorno a tutti,
forse insieme alle slide il "Dott. Bolognese" dovrebbe dare visibilità del proprio curriculum.. o esperienze lavorative. Il valore di uno studio è direttamente proporzionale all'esperienza di lo scrive. Se dessimo ascolto al primo ragazzetto laureato che scrive due parole.. saremmo secondo me poco seri. Dimostri di avere una provata esperienza nel settore e forse il suo lavoro può avere qualche valenza..
Attendo con curiosità la pubblicazione del suo curriculum soprattutto riguardanti le esperienze lavorative.
Un saluto a tutti.

Anonimo ha detto...

Cari anonimi, mi mettete un po' in imbarazzo: un gruppo di ricerca mi usa la gentilezza di farmi avere del materiale da pubblicare, e voi fate delle considerazioni che non mi sembrano molto costruttive.
Nel post ho fatto delle osservazioni critiche, ma nel merito dello studio.

Anonimo ha detto...

Buongiorno,
vorrei solo fare una precisazione: la mia critica era rivolta più che altro a verificare con una maggior accuratezza le fonti da cui arrivano le informazioni. Ci sono molti che scrivono sull'argomento, probabilmente perchè di grande interesse e quindi tutti si sentono legittimati a scrivere anche solo per farsi pubblicità.
Credo che tutti noi siamo disposti a prendere in considerazione le tematiche trattate se e solo se provengono da una fonte che reputiamo attendibile. Il lavoro di Bolognese è paragonabile ad una tesina che ci potrebbe essere richiesta per un esame universitario.
Saluto tutti nuovamente.

Anonimo ha detto...

Mi pare un giudizio sommario portato a livello personale, e non ne capisco le ragioni. La ricerca di Torino Finanza non si riduce alle slide ed è opera di un gruppo di lavoro. Ripeto, anch'io ho espresso delle critiche sul piano metodologico, senza sentire il bisogno di associarle al curriculum dei curatori dello studio, che tra l'altro non conosco.

Sacchi ha detto...

Spargere petali di rosa a chi studia e ci fornisce dati e tante bucce di banana a chi non li sfrutta, sapendo leggere dentro le slide, per migliorare il sistema.