Torno sui possibili emendamenti a Basilea 2 post-crisi. Che impatto avranno sul credito alle imprese italiane? Ebbene, il Financial Stability Forum raccomandava nell'aprile 2008 di sanare i seguenti vulnera (plurale di vulnus) aperti nelle regole del primo pilastro:
- esposizioni fuori bilancio e connessi impegni contrattualizzati o reputazionali;
- cartolarizzazioni, e in particolare le strutture a scatole cinesi e il processo di rating delle agenzie (differenziazione dai rating corporate, più impegno nella verifica dei dati e degli standard di concessione dei fidi, rifiuto di dare un rating a strutture troppo complesse);
- strumenti illiquidi legati al credito del trading book, con requisiti per il rischio incrementale non inferiori a quelli del banking book;
Veniamo all'Italia. Basilea 2 è vigente da quest'anno. I gruppi Unicredit (v. pag.62) e Montepaschi (v. pag.46) sono già autorizzati ad applicare l'approccio A-IRB alle imprese, corporate e retail. Il gruppo Credem (v. pag. 32) è autorizzato al F-IRB per il segmento corporate, e prevede di estendere al retail e passare all'A-IRB entro fine 2009. Il gruppo Intesa San Paolo ha questa tabella di marcia (v. Relazione semestrale giugno 2008, pag.95,):
Per quanto riguarda i rischi creditizi, nel corso del 2007 sono stati definiti i modelli di rating per il segmento Corporate ed il processo creditizio di Gruppo che [...] consentirà di avanzare nel secondo semestre del 2008 la domanda di validazione per l’approccio Foundation del metodo basato sui rating interni. Nel corso del 2008 è previsto il completamento, su base unificata di Gruppo, dei modelli di rating e dei processi creditizi per i segmenti Retail e dei modelli di loss given default, con l’obiettivo di accedere ai metodi avanzati nel corso del 2009.Altre banche sono nella pipeline, con tempi più lunghi di probabile introduzione.
Forse molti non hanno ancora colto la portata di questo evento. Due sono i punti di impatto più rilevanti, il coefficiente di solvibilità e i meccanismi di incentivazione della rete:
- il Core tier 1 solvency ratio (rapporto tra il capitale di base - esclusi gli strumenti ibridi - e le attività ponderate per il rischio) va spesso in prima pagina. Una banca A-IRB può attivamente migliorarlo agendo sul denominatore. Come? Selezionando gli affidati che ottengono migliori punteggi dal sistema di rating interno, e incentivando i clienti già in casa a far pulizia nei loro bilanci per essere promossi a rating migliori. Andate a vedere la curva dei coefficienti di capitale IRB in funzione della PD e vedrete che l'effetto è robusto;
- il rating interno condiziona anche i limiti di fido, le rettifiche per perdite attese, le allocazioni di capitale interno alle esposizioni; in altre parole, tutte le leve che la rete gestisce per pilotare i suoi risultati, che convergono verso misure di valore creato tipo EVA di filiale; potete immaginare come questo porti a trattare diversamente due aziende, o due forme di prestito diverse (per LGD) ad una stessa azienda.
L'approccio A-IRB apre strade interessantissime per sostenere il credito alle Pmi, pensiamo alla tranched cover con la formula di vigilanza. Si tratta di uno strumento prezioso, ma va difeso nella sua credibilità, e devono pensarci le banche e le imprese, perché tutto si fonda sulla solidità della loro relazione. Se la recessione dovesse innescare massicci declassamenti di rating interni alle Pmi, e questi deprimessero il solvency ratio delle banche IRB, si finirebbe subito sotto i riflettori del Comitato di Basilea, come un qualsiasi strutturatore di CDO di CDO di CDO. Ben venga, quindi, la spinta a rafforzare i bilanci delle imprese per migliorare il rating, però non ci si accontenti di sanare per qualche mese le tensioni di liquidità con il consolidamento a medio termine degli scoperti di conto corrente, che salvano gli score andamentali, ma non intaccano eventuali squilibri economici.
Quesito finale: in questo quadro, è difendibile la benevola indifferenza di molti riguardo alla conformità a Basilea 2 delle garanzie confidi?
Luca
26 commenti:
I giornali, radio, TV sono pieni di invocazioni a rifinanziare i Confidi. Invece i Confidi sono organismi inidonei ad agevolare l'economia perchè attualmente tutti 106 o perchè gestiscono fondi vincolati che erogano fidejussioni non elegibili ai fini Basilea 2. Occorre invece che diano fondi monetari (garanzie reali) a copertura delle prime perdite in strutture tranched. Altrimenti sono soldi buttati.
Per partecipare al dibattito riporto un passo del recentissimo libro di D. Piatti, I Confidi, Bancaria Editrice pag. 344 :
"I risultati empirici del lavoro hanno evidenziato, al riguardo, l'incompatibilità tra il livello commissionale teorico massimo (differenza tra i tassi teorici pagabili alla banca rispettivamente in assenza e presenza di garanzia), associabili ad ogni classe di rating, e la commissione teorica minima, compatibile con l'equilibrio economico interno dei Confidi. La situazione , fotografata in questi termini è dirompente."
In pratica il Prof Piatti sostiene che per l'impresa il TAEG di filiera (costo garanzia + tasso pagato alla banca) è superiore a quello che l'impresa sosterrebbe rivolgendosi direttamente alla Banca.
Ecco perchè i Confidi vogliono gli aiuti, da soli non sono competitivi, ma se distribuiscono aiuti di stato allora lo diventano.
Ma non c'è un sistema meno costoso per distribuire aiuti di stato?
Concordo nell'evidenziare che i confidi sono anche canali per veicolare aiuti di Stato, questo fa parte della loro missione. Bisogna aggiungere che l'entità degli aiuti varia moltissimo per regioni, settori, intraprendenza del confidi. Penso che sia molto variabile anche l'effetto che l'aiuto, quando è presente, produce sul costo del credito.
Non bisogna dimenticare che tutti gli aiuti finanziari alle imprese (contributi o prestiti agevolati) hanno una rete di distribuzione (o di facilitazione dell'accesso) fatta di associazioni di categoria, studi professionali, società di consulenza più o meno specializzate, confidi, altri soggetti. Questa rete ha un costo, che può pesare molto sull'equivalente sovvenzione ricevuta dall'impresa. Anche fuori da pratiche agevolate, un mediatore creditizio o un consulente che predispone una domanda di mutuo può chiedere un compenso variabile dal 2% al 5% dell'erogato.
Quindi è del tutto legittimo che di questa rete facciano parte i confidi. Io vedo un grande bisogno di trasparenza sul rapporto tra costi pubblici e benefici netti per l'impresa. Il confidi virtuoso contribuisce ad innalzare il livello di trasparenza rispetto a forme distributive in cui prevale l'intento commerciale (lucrare provvigioni sui volumi), e dà un servizio in cambio del costo della sua "interposizione" rispetto alla banca o all'ente pubblico.
Può esserci un problema di uso inefficiente di denaro pubblico, ma deve essere affrontato come aspetto (importante) della politica degli incentivi alle imprese.
spesso la tendenza, nel dibattito che da sempre ha per oggetto i confidi, è quella di considerare il sistema come caratterizzato dai medesimi equilibri e quindi di generalizzare le conclusioni.
è invece, ahimè, vero che nulla è più complicato che cercare di trovare tra confidi diversi note convergenti sul fronte di assett quali il modello organizzativo, il pricing, la professionalità, la capitalizzazione, il sostegno o meno goduto da parte di enti pubblici.
credo che chiunque ne abbia incrociati un numero adatto a trarre considerazioni lo possa confermare.
mi pare quindi semplicistico affermare perentoriamente confidi si confidi no.
mi pare più serio chiamare il segmento ad uno sforzo per alzare il tasso di professionalità, di capacità di indirizzo delle scelte finanziarie delle pmi, di investimenti in sistemi informativi e di procedure per l'assegnazione del merito di credito, di capacità di formalizzazione.
in questo senso esistono, nel comparto, esempi cui fare riferimento.
se ci sono gap da colmare devono essere colmati, diversamente sarà il mercato a fare selezione.
mi pare però anche che sia necessario fare lo sforzo di considerare che il mondo in cui viviamo qualcha volte è diverso da quello in cui vorremmo vivere, e, piaccia o meno, oggi la garanzia confidi è ancora strumento indispensabile, in moltissimi casi a portare le aziende ad accedere alla quantità di credito necessaria e non già solo una leva per ridurre il costo del credito.
il valore dello strumento dovrebbe quindi, sul piano scientifico, essere misurato anche parametrizzando il valore che l'accesso al credito ha per l'impresa.
se non partiamo da questo assunto difficilmente potremo porre delle basi serie per compiere uno sforzo di razionalizzazione del sistema della garanzia.
In Bis2 ad ogni profilo di rischio corrisponde un costo. Quindi, antiusura permettendo, non ci sono limiti alla finaziabilità di una impresa, qualunque sia il rating. E' una favola che i Confidi permettono l'accesso al credito a chi non l'avrebbe. Non è più così. Basta pagare il giusto spread e si può accedere al credito. Il problema è che i cattivi prenditori a volte non se lo possono permettere ed allora ecco gli aiuti di stato. Ma è giusto aiutare i cattivi sottraendo risorse ai buoni?
I Confidi si potrebbero trasformare in Business Offices e svolgere legittimamamente il ruolo di tramite fra le imprese e le banche. Ma dovrebbero smettere di rilasciare garanzie non eligibili. Ma non vogliono farlo perchè con le Garanzie attirano clienti ignari che quello che comprano è la consulenza non la garanzia. In pratica usano le garanzie come i giornali di motoristica usano le pin up in copertina. Attirano i clienti ma non illustrano il servizio reso.
pensi che vedremo i mutui senza ipoteca?
che scompariranno le richieste di fideiussione ai soci?
Naturalmente no. Ma i Confidi danno ipoteche? O danno fidejussioni eligibili ? No, finora danno garanzie non ponderabili. E poi a che prezzo le danno?
tutti i confidi patrimonialmente equilibrati offrono garanzie comunque utili sul piano sostanziale (leggi liquide).
alcuni di questi si trasformeranno in 107 offrendo poi garanzie elegibili.
perdonami una provocazione: quanto sono valse le garanzie ipotecarie sui mutui subprime?
dopo quanto tempo nel mercato italiano diventano liquide e quanta parte di credito coprono?
io tenderei a tenere in buona considerazione anche la parte sostanziale delle cose.
con ciò sono convinto che nel medio termine continueranno ad operare solo confidi strutturati e quindi probabilmente 107 (garanzie elegibili), rimarrano sul mercato però non solo in quanto tali ma in quanto capaci di mantenersi in equilibrio e costruire valore sulla filiera.
rimango convinto che un bel pezzo di questo valore continuerà ad essere costruito sull'accesso al credito.
claudio c e r siete due persone diverse che la pensano più o meno uguale?
:)
Il dr. Bianchi afferma :tutti i confidi patrimonialmente equilibrati offrono garanzie comunque utili sul piano sostanziale (leggi liquide).
Claudio : Ottimo, purchè BdItalia lo riconosca. Ma non lo fa! BdItalia non fa sconti di ponderazione per queste garanzie! Ed allora ben vengano purchè non si pretendano sconti di tasso su garanzie non misurabili o ponderabili.
B : quanto sono valse le garanzie ipotecarie sui mutui subprime?
C : Le garanzie ipotecarie se concesse nei limiti del Loan/Value dell'80% valgono e come. Nei subprime questo valore non è stato rispettato. E non è stata rispettato neppure il valore Rata/Reddito che è una proxy della PD del prenditore.
B: dopo quanto tempo nel mercato italiano diventano liquide e quanta parte di credito coprono?
C : mai sentito parlare di LGD ? Tempo di escussione e quota coperta confluiscono nella LGD che a sua volta influenza il TAEG o lo spread risk adjusted.
B : capacità di mantenersi in equlibrio dei Confidi.
C: leggo sopra che il prof. Piatti non la pensa come lei, certo il mondo è vario.
B: un bel pezzo di questo valore continuerà ad essere costruito sull'accesso al credito
C: mi dispiace ma lo dico per diretta conoscenza: è una favola al tramonto. Le banche di una volta facevano così. Oggi non più. Le garanzie vengono dopo la valutazione ed influenzano solo il tasso.
niente da fare, credo che resteremo sempre fermamente convinti, ciascuno, delle proprie posizioni, in particolare sul fronte dell'accesso al credito, su tutto il resto si può discutere.
ai posteri l'ardua sentenza.
Claudio c: da quanto affermi non è vero che c'è restrizione del credito non garantito oppure, se c'è, le banche non si aspettano molto dalle garanzie confidi; non sono sicuro, perché qui nell'oasi di pace del Trentino in due settimane le banche hanno portato ai confidi circa 80 milioni di nuove pratiche di mutuo chirografario (agevolate con fondi provinciali),; in larga parte sono consolidamenti di esposizioni a breve originati da casse rurali, ovvero da banche non IRB; con Basilea 2 a regime differenziato e in più la crisi non si può generalizzare (concordo con Andrea Bianchi) e bisogna rivedere spesso i propri convicimenti.
Dr. Bianchi, il prof. Piatti insegna nella sua città! Riporto un altro passo del suo libro, pag. 344: "Si sono trovate soglie di accessibilità [commissioni così basse da rendere conveniente il ricorso al Confidi ndr] per alcuni Confidi particolarmente dinamici (il Confidi "virtuoso")ma solo per classi di rating molto rischiose, inferiori a B. Questa circostanza non deve sorprendere. In un sistema economico in cui le banche e i Confidi hanno una identica capacità di valutazione del merito creditizio, viene meno la ragione stessa dell'esistenza dei Confidi".
Ora può accadere qualche volta che ci sia, fra Banche e Confidi, una difformità di valutazione ma questo deve accadere di rado, altrimenti saremmo in presenza di una incapacità valutativa sistematica che si rifletterebbe nell'attendibilità del rating.
Contributo da addetto ai lavori: la restrizione c'è ma la crisi c'entra poco. Le banche maggiori hanno iniziato a calcolare la redditività corretta per il rischio (la famosa EVA) ed hanno quindi messo a rientro le posizioni che non rendono. Le banche minori non sanno calcolare l'EVA e comunque molte godono di rendite di posizione derivanti dal fatto che i loro azionisti pretendono un ROE basso (banche popolari o cooperative). Le garanzie fidejussorie dei Confidi non valgono niente. Il prof. Gai lo ha ripetuto più volte nel corso del suo intervento al convegno Confederfidi di Taormina.
I consolidamenti (magari a tasso agevolato dalla regione) si sono sempre fatti (sono la principale scappatoia in ogni periodo di crisi). Metterci sopra una garanzia Confidi comunque non fa male.
Dimenticavo, la parola d'ordine è : "fate girare i cerini finchè c'è qualcuno che se li prende".
Sapio: da quanto dici le banche maggiori (pure loro) non hanno ancora messo a tema la crisi. Anche l'EVA rischia di diventare inappropriato in questo scenario, dove il ROE delle banche sta assumendo una distribuzione pazza. Prima di cercare le massime performance sarebbe meglio che le banche capissero con chi stanno intrattenendosi: la crisi rischia di rivelarsi un partner poco gratificante.
Come ha detto un saggio è difficile fare previsioni soprattutto sul futuro. Nessuno di quelli che lavorano in banca oggi ha mai visto una crisi come questa. L'esperienza non aiuta. Ma è l'economia che fa finanza e non viceversa. Comunque una fissa personale io ce l'ho: gli enti paghino rapidamente e diano rapidi contributi in conto interessi. E poi pregare, pregare molto o, per gli infedeli, scongiuri, come ho già visto fare sul blog.
Una curiosità: a parte il dr. Bianchi gli altri Confidi stanno tutti allineati e coperti. Non intervengono perchè hanno paura che si scoprano gli altarini della loro inutilità ?
conosco il dr. Piatti e ho avuto il piacere di potermici confrontare nell'ambito di una giornata costruttiva di lavoro cui partecipo anche l'owner di questo blog lo scorso anno.
il fatto che insegni anche a Varese di per sè non implica che si debba per forza essere concordi, evidentemente abbiamo visioni diverse della cosa forse anche in ragione dei diversi punti di vista dai quali la osserviamo.
constato che il sistema italiano della garanzia è osservato con attenzione ed interesse in molti paesi stranieri, che, sia pure in forme diverse, in molti altri paesi (usa compresi) esistono sistemi di garanzia analoghi nell'efficacia.
se vogliamo mettere al centro del dibattito l'efficacia della garanzia con riferimento all'accordo basilea 2 la discussione non ha ragione di esistere, vale solo la garanzia 107, punto.
io, come ho avuto modo di scrivere su questo blog, sono straconvinto dell'esigenza di razionalizzare il sistema della garanzia, etc etc, e quindi sono convinto che nel tempo l'offerta confidi avrà valore se 107.
sono altrettanto convinto che i confidi debbano strutturarsi in modo tale da rispondere del proprio attivo con i loro mezzi propri "veri" ossia il capitale sociale e le riserve derivanti dalla capitalizzazione degli utili.
credo anche però che questi strumenti possano rilevarsi efficaci strumenti di politica economica se gestori di fondi di garanzia, consumabili solo a fronte di una parziale copertura dei default, peraltro da regolare preventivamente con la definizione di un cap massimo rimborsabile.
Grazie, ora siamo molto più vicini. Ma l'ultimo punto non è il sistema delle garanzie reali a copertura della prima perdita nelle tranched cover? Il problema però è quanto costerà all'azienda la garanzia più il tasso da pagare alla banca (TAEG di filiera). Allora si vedrà che il vero prodotto dei Confidi è la consulenza. Per la garanzia converrà che le imprese si rivolgano direttamente alla banca. E allora ? Allora cari Confidi investite in sistemi di raccolta e trasmissione delle informazioni (XBRL). Lasciate stare onerose trasformazioni in 107 (investimenti in sistemi di rating). Per i Confidi che faranno così c'è ancora un grande futuro.
bè non sarebbe proprio la stessa cosa.
se il default pesasse sul fondo pubblico solo per una parte (25%?) il costo per la fiscalità generale sarebbe ridotto a parità di leva.
inoltre il coinvolgimento di rischio di un soggetto privato dovrebbe rappresentare garanzia di una buona analisi del merito di credito.
poi c'è pure il problema della rete distributiva, a volte elemento centrale, specie se l'intervento è rivolto alle MPI.
insomma c'è da ragionare.
pardon.
ho omesso di segnalare che il cap varrebbe solo nel rapporto fondo/confidi ma non nel rapporto confidi/banca.
Grazie per la partecipazione anche da parte mia. Abbiamo fatto passi avanti nella reciproca comprensione.
Dr. Bianchi grazie ma volevo anche dirle che ha avuto un'intuizione formidabile! Quello a cui lei pensa si chiama tranched cover a tre livelli.
L'ente pubblico mette un fondo (garanzia reale) a copertura della prima perdita (tranche junior)senza remunerazione (è un'agevolazione). Il Confidi mette un fondo a copertura della seconda perdita (mezzanina) ed incassa una commissione per il rischio assunto ed la consulenza svolta. La banca assume il rischio senior ed incassa anche per questo una commissione ridotta. L'importante però è il costo finale (TAEG di filiera) per il prenditore.
W Sapio (di qualche commento fa) per la saggezza: hai ragione, non bisogna sognare o angosciarsi del futuro: occhi e cuore puntati sulla circostanza presente, che non facciamo noi (per questo pregare sempre). A quel punto quel che facciamo acquista il massimo valore, e può cambiare in meglio le circostanze.
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