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domenica 16 novembre 2008

I buoni propositi del G-20 sui mercati finanziari e l'economia mondiale



Il Summit di Washington del G-20 si è concluso ieri con una solenne dichiarazione, di cui trovate un sunto commentato su Bloomberg.
Si esprime la volontà di agire globalmente ed energicamente contro la crisi. I leader globali non hanno deciso nuove azioni comuni o congiunte, anzi non è stato facile convergere sugli obiettivi di fondo: riavviare la crescita globale e attuare le necessarie riforme del sistema finanziario internazionale. Del resto USA, Regno Unito, Germania, Francia, economie emergenti ed altri hanno attuato sinora interventi a livello nazionale. Di concertato abbiamo visto soltanto le immissioni di moneta dalle Banche centrali, mentre gli stati sovrani si sono gelosamente riservati gli interventi che toccano i budget statali (salvataggi e salvagente bancari, stimoli fiscali e aiuti all'economia).
E anche ieri, a Washington, su questo punto nessuno ha ceduto. In genere, dal summit non è uscito molto di nuovo e di concreto. Fa piacere sentire un deciso no al protezionismo commerciale (e un sì alla ripresa dei Doha round del WTO), un no anche agli aiuti di Stato che scaricano la crisi altrove. Buone intenzioni, ma almeno sono state ribadite.
Mi interessano più da vicino gli intendimenti espressi sul sistema finanziario:
  • trasparenza e responsabilità, migliore informativa contabile sui prodotti finanziari complessi e sui rischi; a medio termine, convergenza su un unico insieme di principi contabili; no agli incentivi selvaggi per i manager legati agli utili a breve;
  • regolamentazione robusta, impegno concorde a rafforzare le regole, l'attività di vigilanza e a far rafforzare il risk management; stringere le maglie in modo che tutti i mercati, prodotti e operatori siano regolati e sorvegliati (hedge fund e derivati su crediti, con plauso per il prossimo avvio di una clearing house per i secondi); supervisione stretta delle agenzie di rating secondo il nuovo codice di condotta IOSCO, con netta separazione tra divisioni di rating e consulenza e fine degli incentivi perversi a far volume (CDOs docent); vigilanza più attenta agli effetti sistemici e alla ciclicità; trasparenza reciproca dei quadri normativi nazionali; però, attenzione a non soffocare il mercato e l'innovazione (speriamo che al lupo non ricresca il pelo) e a tutelare la ripresa degli scambi;
  • integrità dei mercati finanziari con una migliore protezione dei consumatori e degli investitori, lotta ai conflitti di interesse, alle frodi a agli abusi di mercato, sanzioni alle giurisdizioni non trasparenti né collaborative (tempi duri in arrivo per i paradisi fiscali, del resto come si farebbe altrimenti a regolare i soggetti che oggi non lo sono?);
  • cooperazione internazionale tra supervisori, più un appello che un diktat rivolto alle autorità nazionali e regionali perché regolamentino in maniera coerente (l'una con l'altra? penso di sì), e aumentino il coordinamento e la cooperazione in tutti i segmenti dei mercati finanziari a cominciare da quelli su cui transitano capitali cross border; favore ai collegi di supervisori per i gruppi transnazionali; priorità alla collaborazione sulle crisi (prevenzione, gestione e soluzione).
  • riforma delle istituzioni finanziarie internazionali aggiustamento delle rappresentanze per paesi nella governance del Fondo Monetario e della Banca Mondiale per riflettere i pesi mutati delle economie emergenti. Lo stesso dicasi per il Financial Stability Forum e gli standard setter; tutti questi organismi devono insieme stare all'erta rispetto ai punti deboli, elaborare interventi ed attuarli; e serviranno più risorse per finanziarli, ovviamente.
Se leggete tra le righe, noterete che non si stravolge nulla di quello che c'è: regimi regolamentari, principi contabili, divisione dei poteri tra giurisdizioni, filosofia del controllo dei rischi, atteggiamento (non punitivo) verso i mercati finanziari. La normativa e gli standard contabili non si potano né si semplificano (niente Basilea 3 né abbandono del fair value accounting), semmai si complicano nei punti dolenti, come il trattamento dei derivati complessi e delle cartolarizzazioni a scatole cinesi: per chiudere i mercati pericolosi, non è chic porre divieti, lo stile esige che si introducano oneri informativi e responsabilità soffocanti; un film già visto sul mercato dei derivati complessi per le imprese che è rimpicciolito dopo che FASB e IASB hanno imposto lo scorporo del derivato e la rilevazione dello stesso al fair value impatto sul reddito, e anche dopo la Sarbanes Oxley, che ha indotto a uscire dalla Borsa molte società allergiche agli adempimenti informativi soffocanti. Tra i regulators (e le law firms / agenzie di rating / società di IT e servizi professionali che fanno il tifo per questi giri di vite) devono esserci ascendenti sanniti.
Sul futuro di Basilea tornerò a breve, perché tocca da vicino il credito alle Pmi. Per una rassegna a caldo può bastare.
Buona settimana a tutti

Luca

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