Baldinelli non trascura nessuno dei punti aperti riguardo all'evoluzione del settore confidi:
- il nuovo quadro di vigilanza ridisegnato dal DL 141/2010, e i suoi impatti sui confidi "maggiori" e "minori";
- il trade-off tra dimensione del confidi e conoscenza delle imprese; gli assetti strutturali del sistema, specialmente le relazioni tra confidi e Fondo centrale, la difficoltà di tenuta degli equilibri economico e patrimoniale e i conseguenti tentativi di andare oltre il modello mutualistico per coinvolgere partner pubblici e bancari;
- le possibili distorsioni nella concorrenza tra confidi 155c4/106 e 107 (con cenni alle scissioni fatte per evitare l'iscrizione a 107).
Se perdura, quindi, l’impatto della crisi, può essere difficile mantenere la necessaria adeguatezza patrimoniale dei confidi. Questo aspetto preoccupa l’Organo di Vigilanza; è attentamente seguito nel corso della concreta attività di supervisione. Quali i rimedi?
Vi è la necessità di un particolare sostegno pubblico alla patrimonializzazione dei confidi, da
indirizzare come sopra detto in via prevalente a quelli 107 “vigilati”. E’ parimenti rilevante che la redditività dei confidi sia mantenuta elevata: va individuato un corretto dimensionamento aziendale che, aumentando la scala, consenta adeguati livelli di reddito, mantenga un corretto pricing alle imprese, salvaguardi il necessario radicamento territoriale.
Va attentamente contenuta la rischiosità del credito; per fare ciò è importante migliorare i rapporti dei confidi con il sistema bancario, ottenendo da questo le informazioni utili per un efficace monitoraggio delle garanzie, specie delle partite che presentano profili di anomalia.
Serve, inoltre, efficienza nella gestione; un uso sapiente dell’outsourcing, senza ridurre i controlli su quanto si esternalizza. E’ opportuno un utilizzo accorto delle reti esterne che, sul territorio, realizzino non solo la promozione degli affari, ma assistano le imprese-clienti, conservando quel valore aggiunto che costituisce la forza del confidi. Le reti vanno sottoposte ad accurati e penetranti controlli, non lasciate a se stesse: altrimenti recano solo problemi.
Per mantenere alto il livello dei controlli, è necessaria, infine, una soddisfacente organizzazione dell’azienda-confidi; una dotazione di risorse con skills adeguati; procedure interne codificate; presidio dei possibili conflitti di interesse, così da evitare distorsioni nel processo di allocazione delle garanzie.
7 commenti:
Analisi lucidissima. E' il primo tentativo che vedo di tracciare un ruolo futuro e sociale dei Confidi.
La ricerca delle soluzioni è la fase più difficile, e quindi discutibile
Parlando degli incentivi alla crescita dei Confidi verso i soggetti vigilati 107, mi è difficile evitare il parallelo tra:
- "Gli faremo una proposta che non potrà rifiutare" (Il Padrino) e
- "Vanno creati gli opportuni incentivi affinché ciò si realizzi" (pag 11)
che poi si sostanzia nella proposta di destinare gli aiuti pubblici ai soli soggetti vigilati.
Strana infine, nel senso che a prima vista la definirei ingenua, ma l'estensore non è uno sprovveduto, l'affermazione che per contenere la rischiosità del credito vanno migliorati i rapporti tra banca e confidi, che non considera il sostanziale conflitto di interessi tra i due attori, e l'esperienza storica ricca di fregature che le banche hanno rifilato ai Confidi.
Conoscevo già il pensiero di BdI veicolato i più occasioni dal dr. Bandinelli e colleghi, ma questa analisi è eccezionale. Quasi ogni riga trasmette un messaggio sul quale riflettere.
@ Oracolo: lo storia delle fregature reciproche fra banche e confidi è lunga come quella dei derby Milan-Inter. voglio però cogliere l'occasione offerta dalla battuta "migliorare i rapporti banche-confidi". E' necessario che in sede Abi-Assoconfidi e similia si arrivi a definire poche convenzioni omogenee parametrizzabili ed INFORMATIZZABILI. Solo così il rapporto potrà efficientarsi e migliorarsi con beneficio di tutti.
Gli aiuti pubblici ai soli soggetti vigilati mi pare che sia già una previsione di legge abbastanza antica, risalente al 2003. Forse non era cosi forte, vista anche la mancanza di sanzioni e soprattutto in assenza della normativa secondaria di bankitalia uscita solo nel 2008.
Secondo me queste opinioni, del Capo Vicario della supervisione degli intermediari specializzati, dà un indirizzo chiarissimo di dove vuole andare Bankitalia. E non è una direzione diversa da quanto previsto dalla normativa ormai quasi decennale. Se il sistema confidi per ragioni proprie (non entro nel merito) non condivide questa vision, deve farsi sentire, ma se ciò non cambia la norma, bisogna adeguarsi. Non ci sono alternative.
Per quanto riguarda la collaborazione tra confidi e banche è ovvio che ci sono dei conflitti e delle potenziali fregature e controfregature. Ma qui si tratta di mettersi d'accordo su quanto è lungo e largo il campo, quanti giocatori entrano, quali sono le regole per il calcio d'angolo, quali per il rigore. Insomma bisogna stabilire delle regole e delle procedure condivise e per fare questo bisogna collaborare, ripeto per i più sordi C-O-L-L-A-B-O-R-A-R-E. Poi una volta stabilite le regole si gioca. E allora ci stanno anche le scorrettezze, ma anche le squalifiche, o i 2-0 a tavolino.
Non ho ancora letto la relazione di Baldinelli, le mie osservazioni si basano quindi solo sul post ed i relativi commenti.
Nel passaggio "E’ parimenti rilevante che la redditività dei confidi sia mantenuta elevata" si tratta il Confidi alla stregua di una normale azienda finanziaria focalizzata sulla redditività.
A costo di apparire ingenuo credo sia indispensabile ricordare che imprese erogatrici di garanzie sono sempre esistite ed erano già disciplinate, la caratteristica dei Confidi è di essere organismi mutualistici tra 'clienti' il cui fine, la redditività, è in primis aiutare i soci ad accedere al credito ai soci e, cosa oramai quasi impossibile, contenere i costi del credito stesso.
Anche il richiamo allo scambio di informazioni con il sistema bancario, come ha giustamente evidenziato Oracolo, sembra non tenere conto che Confidi e Banche dovrebbero essere in conflitto di interesse anche (soprattutto) per quanto alla finalità mutualistica dei Confidi.
Mi sembra poi che in questo sito siamo sempre stati tutti d'accordo che il maggior costo causato dalla garanzia Confidi si giustifica solo con l'apporto di un altro punto di vista nella valutazione di una pratica.
In sostanza la relazione Bandinelli sembrerebbe ridurre i Confidi a riborsatori di perdite del sistema bancario attraverso risorse (forse) di origine pubblica.
Credo sia necessario che le imprese si riapproprino del proprio strumento finanziario riportando al centro le originali motivazioni dei Confidi e superando il "fascino del banchiere" che ha colpito molti CdA e Direttori di Confidi e, perchè no, vertici di associazioni di categoria di riferimento.
@Dario: Baldinelli plaude ai confidi fedeli alla mission mutualistica. Forse per redditività elevata forse intende adeguata. E oggi una redditività adeguata implica prezzi della garanzia elevati, che l'aiuto pubblico può assorbire in parte. Alla fine qualcuno questi prezzi elevati li deve pagare.
si, alla fine sempre gli utenti finali. Mai le banche e tantomeno Confidi in particolare CONFIDI ELVETICO DI BENEVENTO è tutta una truffa!!!
Che cos'hanno combinato gli Elvezi di Benevento?
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