Finlombarda ha elaborato un working paper con l'intento di offrire uno strumento di lavoro e di riflessione sull'evoluzione dell’intervento pubblico a supporto dei Confidi.Ho appreso della pubblicazione da questo articolo nel Sole 24 ore di oggi. In questa intervista collegata il DG di Finlombarda, Marco Nicolai, commentando il paper afferma "Ci vuole una svolta", e propone la ricerca di economie di scala, l'aggregazione in strutture multisettoriali (come Federfidi Lombarda) e lo spostamento delle risorse pubbliche (anche dal Fondo centrale) verso la ricapitalizzazione. Il paper può essere richiesto compilando un breve modulo sul sito di Finlombarda nella sezione Studi e ricerche.
Il working paper ripercorre i principali dati quantitativi sul sistema dei Confidi a livello nazionale (capitolo 2, “L’articolazione territoriale del sistema italiano dei Confidi"), offre una disamina articolata della disciplina comunitaria in materia di aiuti di Stato, con particolare riferimento agli aiuti concessi attraverso il sistema dei Confidi (capitolo 3, "La disciplina europea in materia di aiuti di Stato"), affrontando anche il tema della determinazione dell’entità dell’aiuto finanziario concesso in termine di Equivalente Sovvenzione Lordo (ESL) e della compatibilità degli interventi pubblici a favore del sistema dei Confidi con la normativa di vigilanza ai fini dell’abbattimento della riserva patrimoniale (capitolo 4, “Ulteriori vincoli normativo/regolamentari"). Nei capitoli finali (capitoli 5 e 6) il documento affronta il tema degli interventi pubblici diretti ai Confidi a livello nazionale e regionale e raccoglie in allegato i provvedimenti regionali attivati a supporto dell’accesso al credito delle PMI.
lunedì 28 febbraio 2011
Finlombarda: paper sugli aiuti regionali ai confidi
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11 commenti:
Il Dr. Nicolai auspica l'impiego di parte delle risorse del Mediocredito Centrale per ricapitalizzare i Confidi. Mi sa di moltiplicazione dei pani e dei pesci. Chi sapeva farlo è asceso in cielo.
Dall'intervista al dr. Nicolai (che, per chi non lo conoscesse è una delle persone più preparate che operano nel ns. campo):
"Il modello dei Confidi è nato in condizioni di mercato molto diverse da quelle attuali: tassi alti, sofferenze più contenute, maggiori disponibilità pubbliche ed un quadro normativo meno vincolante. Oggi tutte queste variabili sono cambiate, ma l'evoluzione dei Confidi non ha tenuto il passo"
Più avanti dice: "I confidi devono qualificare gli impieghi finanziari, dotarsi di propri rating e implementare processi informatizzati. Infine è necessario che sappiano valorizzare gli altri servizi diversi dal rilascio delle garanzie: solo il 18% se li fa remunerare, ma in misura troppo irrilevante..[business office n.d.r.]"
Avendo lavorato all'interno di un Confidi (del Confidi per eccellenza Eurofidi) e avendone esaminato di recente i bilanci (con particolare riguardo al 2009) non direi che il problema della scarsa patrimonializzazione sia imputabile a livello generalizzato a tutta la categoria. Al contrario il colosso italiano è tra i più solidi e da solo riveste oltre il 20% del complesso garanzie erogate in Italia.
@Anonimo: mi rincuora che il maggior confidi italiano sia solido; ma non è il caso di aspettare i bilanci 2010, giusto per dare una notizia un po' più fresca?
Anonimo: la notizia e' da insider.... Pero' e' apodittica.. Qualche numero? Giusto per capire ....
Dire che Eurofidi è il confidi per eccellenza è come dire che per mangiare una buona pizza napoletana bisogna andare da Spizzico o meglio a un Pizza Hut
Eurofidi è tutto ma sicuramente non è un confidi
Bisogna riconoscere che sono i primi della classe, dovrebbero chiamarsi Eurofiki, così non confondono le idee alle povere Pmi.
Come dice Luca, bisognerebbe vedere i conti recenti: il bilancio 2010. Io aggiungo che bisognerebbe avere la palla di cristallo e vedere anche il bilancio del 2011. Ma, nell'evidente impossibiilità il ragionamento da fare è questo: quante sofferenze può sopportare Eurofidi (o un confidi in generale, dato il bilancio 2009 e i presumibili conti del 2010) senza dovere richiedere aiuto? E se le sofferenze fossero nel 2010 dell'8% e nel 2011 del 15%? Del 18%? Un'analisi di scenario qualcuno l'ha fatta?
O forse, non interessa a nessuno, salvo piangere il morto e si va col cappello in mano dai vari amministratori pubblici?
Ho letto lo studio di Finlombarda: bellissimo lavoro.
Consiglio la lettura della parte dedicata agli aiuti di stato. Ne estrapolo solo una parte : gli aiuti al Capitale o Fondo rischi dei Confidi SONO aiuti di stato. Purtroppo c'è un conflitto fra normativa Basilea, che pretende fondi non destinati, e la normativa sugli aiuti di stato che invece li proibisce.
Ho letto lo studio (solo la parte degli aiuti di stato)dico una sola parola: "RIVOLUZIONARIO"
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