Francesco Micheli guida il comitato affari sindacali dell'ABI che sta trattando il rinnovo del contratto collettivo nazionale dei bancari. In questa intervista afferma che è necessario tagliare l'incidenza del costo del lavoro. Per evitare esuberi, propone soluzioni basate su moderazione salariale (ad esempio sugli stipendi dei neo-assunti) e mobilità e riqualificazione del personale esistente, in un settore dove l'età media è 43 anni.
6 commenti:
In effetti, considerata la buonuscita di qualche top manager (40 mln a Profumo lo scorso anno) ma qualche anno fa se ne sono andate milionate di euri anche per Arpe, Geronzi e compagnia bella, mi chiedevo chi avrebbe pagato.
Ecco la risposta.
@Gigi, anche all'estero i mega-manager delle banche hanno vinto la battaglia per la difesa dei mega-compensi, nonostante gli attacchi di Obama, Cameron & C. Pare che il sistema finanziario non possa fare a meno di loro. La crisi è stata come una serie di guasti a una rete di centrali nucleari, per erogare ancora corrente, e per evitare che esplodano, dobbiamo lasciare al loro posto gli ingegneri che le hanno costruite e gestite per anni. E con la massa di debito pubblico e bancario che occorre far digerire ai mercati, voglio vedere chi si azzarda di disturbare i manovratori che lo intermediano.
Riguardo ai giovani, porto la testimonianza di un mio laureato: gli hanno proposto un contratto a due anni a stipendio minimo, oppure un posto di agente in una rete affiliata a una banca, 100% a provvigione. Ha scelto il secondo, e nel 2010 ha fatto 130.000 euro di provvigioni, ma con zero formazione, e nei prossimi anni? Altro caso: una banca ricorre sistematicamente ai tirocini per coprire i ruoli di analista junior, i primi mesi a zero compensi, poi con un rimborso spese e alla fine con un'assunzione a tempo determinato.
Se chi fa le politiche del personale pensasse ai giovani come pensa ai propri figli, starebbe più attento a offrire dei percorsi di inserimento decenti.
E se dicessimo chiaramente chi è l'esimia banca, chi la dirige, quanto guadagna, in modo che il pubblico possa regolarsi nel servirsene?
@Sapio: penso che sia un malvezzo diffuso. E' singolare, una volta erano gli studi professionali a chiedere ai praticanti un "investimento sul futuro", adesso sono anche le ben più solide banche. E sarebbe interessante discutere degli investimenti in formazione che le stesse fanno (o non fanno) sui giovani.
Del resto, il cost to income ratio preoccupa, e questo è un modo di comprimerlo (non è un investimento sul futuro).
Non è che il moral hazard si sta spostando dalle operazioni sul mercato finanziario a quelle sul mercato del lavoro? Se nessuno corre il rischio di pagare per queste fellonate....
Per quanto riguarda i figli (o i cognati), caro Luca, quelli non mancano, né in banca. né altrove. Ed i top manager pensano ai propri figli come ai propri figli e al resto dei giovani come qualcos'altro residuale.
@Gigi: quelli che si comportano come dici non sono veri padri, al massimo padrini
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