Ieri sera ho visto un avvincente servizio a"Le iene". Col montaggio sincopato tipico della trasmissione, Enrico Lucci ha fatto raccontare a quattro imprenditori (lombardi e piemontesi) la scelta di trasferire l'attività in Svizzera, nel Canton Ticino e nella regione di Losanna.
I racconti seguivano una traccia comune: imprese colpite dal crollo del fatturato tentano di riorganizzarsi e si scontrano con un quadro indifferente se non ostile. Decidono che fare impresa in Italia non è più possibile. Decidono di portare l'azienda in Svizzera, dove le autorità locali li accolgono a braccia aperte, offrendo agevolazioni sulle (già basse) imposte societarie,aree, buone infrastrutture, zero criminalità, reperibilità di personale qualificato, energia che costa meno della metà, credito più abbondante. Forse dietro alla decisione stanno delle situazioni di crisi aziendale che pensano di lasciarsi dietro le spalle espatriando. Però la Svizzera sta facendo ponti d'oro alle piccole e medie imprese del resto del mondo, non solo italiane, ma anche brasiliane, indiane. Ai soggetti più dinamici, le multinazionali tascabili che innovano, esportano, si inseriscono nelle filiere internazionali più dinamiche.
Il servizio ha confermato il racconto di un conoscente che ha chiuso in Lombardia un'attività di produzione di impianti elettronici e sta aprendo un wellness center in Canton Ticino. Le grandi griffe della moda hanno traslocato i centri direzionali, scuole di formazione e parte della produzione a Mendrisio.
In passato esportavamo (illegalmente) denaro, oggi imprenditori. E' un sintomo grave.
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