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mercoledì 9 febbraio 2011

Rajan: economisti illusi dalla fiducia nel mercato perfetto - Il Sole 24 ORE

A mio avviso, sono tre i fattori che spiegano fondamentalmente il nostro fallimento collettivo: specializzazione, difficoltà nel fare previsioni e allontanamento di numerosi economisti dal mondo reale.

Come la medicina, l'economia è fortemente suddivisa in categorie - i macroeconomisti solitamente non fanno attenzione a ciò che studiano gli economisti finanziari o immobiliari e viceversa. Eppure, per prevedere l'arrivo della crisi sarebbe servito qualcuno che conoscesse ognuna di queste aree - esattamente quello che serve a un buon medico generico per riconoscere una malattia esotica. Dal momento che la categoria premia solo un'analisi attenta, solida, ma necessariamente ristretta, pochi economisti cercano di abbracciare i sotto-settori. Anche se lo facessero, si tirerebbero indietro dal predire la crisi.
Il vantaggio principale degli economisti accademici rispetto a coloro che fanno previsioni per professione potrebbe essere la loro maggiore consapevolezza delle relazioni fondate tra i fattori. Ciò che è più difficile da prevedere, però, sono i punti di svolta - ossia i momenti in cui si spezzano le vecchie relazioni. Esistono alcuni fattori in grado di segnalare i punti di svolta - la corsa al rialzo nella leva finanziaria a breve termine e nei prezzi degli asset, ad esempio, spesso presagisce una bassa congiuntura - ma non sono infallibili nel predire i problemi che verranno.
Le magre gratifiche professionali, unite all'imprecisione e al rischio reputazionale associati alle previsioni, spingono la maggior parte degli economisti a scostarsi dal mondo reale. Potrebbe anche esserci un altro motivo: gli economisti accademici non hanno molto da dire in merito ai movimenti economici a breve termine, e quindi preferiscono lasciare le previsioni, con tutti gli errori, a coloro che se ne occupano per professione. Il pericolo è che scostarsi dagli eventi a breve termine induca gli economisti accademici a ignorare le tendenze a medio termine di cui potrebbero occuparsi. Se così fosse, la vera ragione per cui gli accademici non hanno previsto la crisi potrebbe non risiedere nei modelli inadeguati, nell'accecamento ideologico o nella corruzione, ma in qualcosa di decisamente banale e preoccupante: molti non ci hanno semplicemente fatto caso!
Rajan fa un'autocritica coraggiosa. L'economia che serve è più simile alla medicina che alla fisica delle particelle. Si studia la biologia, l'anatomia, la diagnostica, la clinica medica, ma il punto rimane curare la persona che si ha davanti, ed è un caso unico, e prima di tutto bisogna osservarlo con totale disponibilità
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