I punti dell'intesa sono quattro: (1) per altri sei mesi ammissione alla sospensione dei rimborsi per le imprese che non hanno ancora fatto ricorso alla moratoria; (2) allungamento della durata di mutui di 2-3 anni per le imprese già in moratoria; (3) strumenti finanziari di copertura dal rischio tasso per le imprese che allungano i mutui; (4) finanziamenti collegati agli apporti di capitale fresco dei proprietari (per importi "adeguatamente proporzionati").
La Cassa DDPP potrebbe fornire provvista a condizioni favorevoli a fronte dei mutui prorogati. In alternativa, si potrà richiedere la garanzia del Fondo centrale. Entrambe le misure servono per evitare o ridurre il ritocco all'insù del costo del credito prorogato.
Nulla di nuovo quindi, a parte la messa a tema del rischio di rialzo dei tassi, con strumenti che sono peraltro noti e già applicati anche sui mutui casa.
Il punto d'intesa principale riguarda la facilitazione dei finanziamenti per la liquidità, come dire, prima di staccare la spina, pensateci bene, date una seconda chance. Scelta corretta, provvidenziale in molti casi. Alimentiamo il paziente debilitato, se è di fibra forte guarirà.
Mi vengono tre pensieri a caldo:
- il rischio tasso è materia trascurata da molte aziende; sto facendo un piccolo test sulle aziende che collaborano al Laboratorio di pianificazione finanziaria; finora nessuna aveva chiaro se i mutui in essere fossero a tasso fisso o variabile, non parliamo di clausole accessorie come i limiti minimi o massimi di tasso; sono informazioni ben evidenziate nei documenti di sintesi per la trasparenza, ma inspiegabilmente si perdono; ad esempio, i piani di ammortamento dei mutui (che da internet banking si leggono aggiornati) non riportano l'informazione; con un piano finanziario a breve riusciamo a stimare l'impatto di un aumento dell'Euribor sul reddito, ma al momento non ce l'hanno, e che fatica costruirlo! Ben vengano gli strumenti di copertura offerti dalle banche, ma senza un metro come facciamo a prendere le misure del vestito?
- e le aziende in moratoria di fibra debole, che fine fanno? Perché a quei tavoli non si discute anche di questo argomento, poco simpatico, ma più decisivo, soprattutto per le banche (e i confidi) che si trovano a trascinare le posizioni in sofferenza con i lacci e laccioli giustamente lamentati (primo fra tutti il limite alla deduzione fiscale delle rettifiche di valore); e questione vitale per gli imprenditori;
- e i confidi? Perché non partecipano in prima persona alla discussione degli "avvisi comuni"? All'interno del mondo imprenditoriale, sono loro i depositari dell'expertise tecnica, in grado di dialogare con le banche, o almeno possono candidarsi ad esserlo; tra l'altro, hanno fatto e dovranno fare la loro parte per sostenere le imprese in moratoria; con tutto lo sforzo che si è fatto per farli maturare come intermediari finanziari mission oriented, non va un po' stretto trattarli come esecutori di azioni decise da altri?
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